Stiamo assistendo all’implosione del sistema produttivo tedesco, fondato sull’importazione di energia a basso costo dalla Russia e sull’impiego di manodopera a buon mercato dei paesi dell’Est europeo.
2/18 bloomberg.com/news/articles/…
Ma a rischio è l’intera Europa, che aveva sviluppato un’analoga dipendenza dalle fonti energetiche russe che assicuravano il 40% del fabbisogno europeo di gas via pipeline, ed il 5% sotto forma di LNG (gas naturale liquefatto).
3/18 carnegieendowment.org/eurasiainsight…
Ciò che lascia di stucco della crisi energetica ed economica in cui stanno sprofondando Germania ed Europa è che essa era tutt’altro che inevitabile, essendo frutto delle scelte politiche fallimentari delle leadership di Berlino e di altri paesi europei.
4/18
Fin dagli ultimi anni dell’Unione Sovietica, Mosca aveva proposto la creazione di un’architettura di sicurezza continentale. L’idea era stata rilanciata da Gorbaciov attraverso la proposta di una “casa europea comune”, e poi dallo stesso #Putin.
5/18 spiegel.de/international/…
Ciò avrebbe dovuto offrire una soluzione anche alla cosiddetta “questione tedesca”, incarnata dalle paure nutrite sia dai paesi dell’Europa occidentale che da quelli dell’Europa dell’Est nei confronti di una possibile egemonia della Germania.
6/18 routledge.com/The-German-Que…
Parte della questione era però il dilemma strategico di Berlino, che possiamo riassumere così:
1) prediligere una Ostpolitik che coniughi le capacità produttive della Germania con le immense risorse della Russia, suscitando così il risentimento anglo-americano...
7/18
... oppure
2) preferire una Westpolitik che avrebbe posto saldamente la potenza tedesca nell’alveo occidentale, privandola tuttavia della profondità strategica eurasiatica e relegandola al ruolo di ancella di Washington?
8/18
La #Germania non ha saputo risolvere questo dilemma. Berlino ha appoggiato l’allargamento della #NATO che, escludendo la #Russia, ha nuovamente trasformato l’Europa centrale e orientale in una zona di faglia geopolitica.
9/18
Allo stesso tempo, Berlino ha fondato le sue fortune economiche proprio sulla manodopera di quell’Europa dell’Est divenuta terreno di scontro fra #NATO e #Russia (a causa della mancata integrazione di quest’ultima)…
10/18
… e sulla cooperazione energetica con l’unica potenza (la #Russia) inevitabilmente esclusa da un’architettura di sicurezza europea fondata esclusivamente sull’Alleanza Atlantica.
I nodi di questa contraddizione erano destinati a venire al pettine.
11/18
Anche nell’ambito dell’UE, Berlino ha seguito un approccio che massimizzava il proprio profitto economico, ma miope sotto il profilo strategico: Nord Stream 1 e 2 vennero avvantaggiati rispetto al gasdotto South Stream, che avrebbe servito i paesi dell’Europa meridionale.
12/18
Ma, se Berlino ha saputo gestire la sua supremazia economica ed energetica all’interno dell’UE (anche a scapito degli interessi collettivi dell’Unione), non è stata invece in grado di trovare alcun antidoto contro le mire geopolitiche degli Stati Uniti:
13/18
#Germania ed Europa sono cadute nella trappola americana, assecondando le politiche statunitensi volte a trasformare l’#Ucraina in un terreno di scontro con la #Russia.
14/18
Gli USA hanno anche incoraggiato le sanzioni europee contro Mosca, spingendola a cercare altri mercati per le proprie esportazioni energetiche: “Power of Siberia” (2019), e “Power of Siberia 2” (inizio costruzione nel 2024) sono gasdotti russi diretti in Cina.
15/18
Alla luce della dipendenza dell’industria europea dal gas russo, il conflitto con Mosca apre le porte ad una crisi economica senza precedenti che potrebbe portare alla perdita di diversi punti di Pil e alla chiusura di numerose industrie. bloomberg.com/opinion/articl…
16/18
Ultima osservazione: alla vigilia del conflitto con Mosca, la #Germania ed altri paesi europei stavano già fronteggiando una crisi energetica dovuta a scelte erronee che nulla avevano a che fare con la Russia. Troverai questo e altri dettagli nell’articolo.
17/18
Se ti interessano questi temi, e in generale temi di politica internazionale come mondo multipolare, declino dell’Occidente, competizione fra grandi potenze e crisi della democrazia, puoi iscriverti alla newsletter #IntelligenceForThePeople:
18/18 robertoiannuzzi.substack.com
#Maidan 2014 rappresentò il punto di svolta che avrebbe causato lo scoppio di una guerra civile nell’est del paese, ponendo le premesse per la recente invasione russa.
Come accade per la crisi in corso, anche quell’evento ebbe interpretazioni antitetiche.
2/21
Come ha scritto il sociologo Volodymyr Ishchenko, quella di #Maidan fu una sollevazione presa in ostaggio da componenti non rappresentative dell’intero arco delle forze coinvolte, né delle motivazioni che spinsero molti cittadini a prendervi parte.
3/21 newleftreview.org/issues/ii133/a…
Dal conflitto ucraino alla crisi da Covid19, il ricorso a tecniche di “guerra psicologica” e di manipolazione dell’opinione pubblica si registra con sempre maggiore frequenza ed evidenza all’interno dei paesi occidentali.
2/24
E’ stato detto che i servizi segreti occidentali hanno condotto una guerra psicologica contro il Cremlino, in particolare utilizzando notizie di #intelligence desecretate come parte di una guerra di informazione contro Mosca.
3/24 edition.cnn.com/2022/03/01/pol…
La nuova cortina di ferro nel cuore dell’Europa, determinata dalla guerra economica alla Russia, è solo l’ultimo di una serie di shock economici che negli ultimi 15 anni hanno inferto duri colpi alla #globalizzazione americana e al cosiddetto ordine liberale internazionale.
2/27
La guerra dei dazi, la ridefinizione delle catene di fornitura durante la crisi provocata dal Covid-19, il ricorso americano alle sanzioni contro i propri avversari, sono altrettante misure che hanno progressivamente minato le basi stesse della #globalizzazione.
3/27
Tuttavia, nelle ultime settimane la versione occidentale appare sempre più distante dalla realtà sul terreno.
2/16
Lo stesso Zelensky ha ammesso di recente che circa il 20% del territorio ucraino è ormai sotto il controllo russo.
Le truppe di Kiev hanno quasi completamente perso la cittadina di #Severodonetsk e la provincia di #Luhansk.
3/16
L’imponente dispositivo di sicurezza dispiegato a protezione dell’incontro di #Davos testimonia sia della rilevanza di tale appuntamento, sia del senso di insicurezza delle élite occidentali in questo frangente storico.
2/16
Fondato nel 1971 dal professore tedesco #KlausSchwab, che ne è tuttora presidente, il #WEF ha sempre promosso un’agenda globalista basata sul coinvolgimento del grande capitale privato a prescindere dai differenti sistemi politici in cui si trova ad operare.
3/16
Alcuni chiarimenti sulla questione dei porti ucraini nel Mar Nero e la “crisi alimentare”.
Sebbene in Occidente tutte le accuse vengano rivolte contro la Russia, l’origine primaria di tale crisi risale alla guerra commerciale USA e alle sanzioni. 1/4 johnhelmer.net/the-war-agains…
Sebbene le esportazioni ucraine di grano siano importanti, l’Ucraina è solo il 5° esportatore mondiale, mentre la Russia è il 1°, oltre a essere un paese leader nell’esportazione di fertilizzanti. 2/4
Mosca ha più volte dato la propria disponibilità a garantire l’esportazione del grano ucraino, ed ha aperto 2 passaggi sicuri, uno nel Mar d’Azov, l’altro nel Mar Nero. In Occidente nessuno ha voluto mettere alla prova la disponibilità russa. 3/4