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Chissà che fine hanno fatto, i ragazzi di #Euromaidan.

Chissà se sono vivi, se hanno lasciato l’#Ucraina per raggiungere l’Europa che sentivano scorrere nelle loro vene. Sentivano, ma non toccavano.

Chissà se sono al fronte, con barbe lunghe e cicatrici sul corpo. Chissà
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se la notte, prima di dormire, baciano le foto di donne e bambini.
Chissà se sognano un futuro di Indipendenza, come il nome della Piazza delle loro proteste. Chissà come guardano al passato, alla sfida ad un governo così filo-russo che quel "filo", pensandoci bene, poteva
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pure non essere scritto. Chissà se, dopotutto, il filo, si erano illusi di averlo reciso.
Perché sì, nonostante gli arresti, i cecchini sui tetti, la repressione, il bagno di sangue (ah, non vi fa pensare all'Iran?), gli ucraini, questo popolo coraggioso,
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ebbero la forza di operare un regime change, di costringere alla fuga il presidente Yanukovich e il suo governo fantoccio, al soldo di Vladimir Putin.
George Friedman, analista geopolitico tra i più importanti al mondo, ricorda di essere intervenuto al Valdai Club,
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il think tank moscovita che pochi giorni fa ha dato voce al manifesto anti-occidentale di Vladimir #Putin, proprio nei mesi immediatamente successivi alla rivolta di Piazza Maidan.
"I russi - spiega Friedman - ritenevano che l'insurrezione fosse stata architettata dai servizi
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segreti americani. Sostenni che" una simile rivolta "è difficile da realizzare senza un'insoddisfazione diffusa e che, mentre la CIA può fare molte cose, alimentare una rivoluzione (...) non è tra queste. (...) Dissi che se la rivolta era il risultato di un colpo di Stato,
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allora doveva essere il colpo di Stato più plateale della storia. Intendevo dire, in modo ironicamente sarcastico, che gli Stati Uniti non avevano fatto assolutamente nulla per nascondere il loro entusiastico sostegno. I media russi l'hanno interpretato come il colpo di Stato
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più clamoroso della storia. C'è un motivo per cui non sono un diplomatico".
Alla fine, insomma, Euromaidan secondo i russi era stato "un colpo di Stato occidentale, mentre gli americani lo consideravano un'espressione di indipendenza politica. Credo che entrambe le parti
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fossero sincere". È stato a quel punto, otto anni fa, che secondo Friedman ha avuto inizio l'attuale guerra in Ucraina, è stato nel momento in cui quella che dal punto di vista degli Stati Uniti era una rivolta democratica è stata letta dalla Russia come un atto di
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aggressione, "un primo passo verso la destabilizzazione".
Otto anni dopo, spiega Friedman, "la Russia ha lanciato una guerra per imporre la sua volontà all'Ucraina, per chiarire alla regione che la Russia era di nuovo una grande potenza e per dimostrare la debolezza
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americana. È sempre più improbabile che tutto questo si realizzi".
Certo, "niente è impossibile, ma è abbastanza difficile che Putin riesca a ridefinire i termini della guerra, che è proprio ciò che ha cercato di fare durante il suo discorso al Valdai Club.
È importante
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notare che non ha identificato gli Stati Uniti come il nemico principale; il nemico, per lui, è l'Occidente in generale". Nella narrazione di Putin la corruzione dei costumi e della società sta minando le fondamenta dell'Occidente e la Russia sta soltanto resistendo a questa
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deriva. Ecco perché, osserva Friedman, "gli sforzi russi in Ucraina non sono quindi l'intera guerra, ma solo una dimensione di un conflitto geopolitico e culturale molto più ampio. Essere sconfitti in Ucraina, dunque, non significa essere sconfitti in questa lotta più ampia.
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Il che ha senso se si definisce la guerra in Ucraina come una crociata contro l'arroganza dell'Occidente piuttosto che come un luogo da controllare".
E allora? Allora dopo il discorso al Valdai Club, Putin ha rilasciato una dichiarazione attraverso il suo portavoce,
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Dmitry Peskov, dicendosi pronto a negoziare.
Scrive Friedman: "Peskov è il portavoce di Putin e occupa quella posizione perché è attento a ciò che dice. L'offerta è reale, ma sembra comunque che Putin stia imbastendo un negoziato complicato, come dimostrano gli sforzi per
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bloccare le spedizioni di grano ucraino".
E qui arriva la previsione di Friedman: "Avendo completamente ridefinito la guerra in Ucraina come una campagna contro l'imperialismo occidentale, non sarà facile negoziare con lui, ma questo non significa che non negozierà affatto".
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Chissà che fine hanno fatto, i ragazzi e le ragazze di Euromaidan. Chissà se vivranno abbastanza da vedere un'Ucraina libera.

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Nov 1
🧵#Kosovo, nuove tensioni nei #Balcani. Cosa sta succedendo?

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Se non ti occupi dei Balcani, saranno i Balcani ad occuparsi di te.
Parafrasare una celeberrima citazione avente come oggetto la politica è l'unico modo che conosco per fornire gli ultimi aggiornamenti su quanto Image
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sta accadendo in queste ore tra #Kosovo e #Serbia.

Iniziamo dalla notizia del giorno: il presidente serbo, Aleksandar #Vucic ha ordinato di elevare il livello d'allerta dell'esercito di Belgrado.
Prime conseguenze? Invio di unità militari serbe al confine con il Kosovo.
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Qual è il motivo della tensione?
I più attenti ricorderanno che già in estate si era sfiorato lo scontro aperto per una tutto tranne che "banale" questione di targhe automobilistiche.

Riepilogo:
Da oggi è in vigore la nuova normativa - voluta da Pristina - sull'obbligo di Image
Read 13 tweets
Oct 30
GLI IRANIANI CONTINUANO A PROTESTARE, NONOSTANTE LE MINACCE DEL REGIME
1/10
Nelle ore in cui il comandante dei pasdaran, Hossein Salami, minacciava i manifestanti, avvisandoli che ieri sarebbe stato l'ultimo giorno di proteste consentito, migliaia di giovani delle università
2/n
iraniane si radunavano in strada cantando: "Noi non lasceremo l'#Iran, ce lo riprenderemo. Questo è l'ultimo avviso: l'obiettivo è l'intero sistema".
E nella notte raid delle forze di sicurezza al soldo del regime hanno preso di mira proprio gli studenti.
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In alcuni casi, come all'Università di #Tehran, hanno tentato di circondarli. Ma non avevano messo in conto il supporto degli altri manifestanti, precipitatisi in soccorso dei giovani universitari.
La sensazione è che l'appello-minaccia del regime non abbia ottenuto i
Read 10 tweets
Oct 29
1/19
La vigilia di Natale del 1914 centomila soldati tedeschi e britannici diedero vita ad un evento straordinario. Qualcuno parla di ciò che accadde come fosse un mito. Altri definiscono quell'episodio un "miracolo". Gli storici, più semplicemente, lo ricordano come "la tregua Image
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di Natale".
Schierati sui lati opposti del fronte, separati dal filo spinato, da una striscia di terra macchiata del sangue dei propri commilitoni, giovani soldati chiamati a combattere per ordini calati dall'alto, senza alcun coordinamento furono animati da un
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irrefrenabile desiderio di silenziare le armi.
A cominciare furono i tedeschi, accendendo delle luci in un luogo in cui anche accendere un fiammifero significa spesso andare incontro a morte certa. Dopo le luci vennero i canti. Canti di Natale. Non occorse meno coraggio ai
Read 19 tweets
Oct 29
🚨🇷🇺🇺🇦 Attenzione. La #Russia ha annunciato di aver sospeso la sua partecipazione all'accordo sull'esportazione del #grano dall'#Ucraina.
Si tratta della reazione di Mosca a quello che il ministero della Difesa russo definisce "attacco terroristico" alla baia di #Sebastopoli.
Nella sua dichiarazione, il ministero russo chiama in causa per l'attacco di #Kyiv anche gli "specialisti britannici", accusati di aver colpito "navi della flotta del Mar Nero e navi civili impegnate a garantire la sicurezza del corridoio del grano". Per queste ragioni, la
Russia dichiara di sospendere la sua partecipazione all'attuazione degli accordi raggiunti sotto l'egida dell'Onu in #Turchia lo scorso 22 luglio, sull'esportazione di prodotti agricoli dai porti ucraini. A quanto scrive la Tass, citando una fonte, la Russia non ha ancora
Read 4 tweets
Oct 29
Notizie inquietanti in arrivo dall'#Iran. A tra poco.
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Hossein #Salami, comandante delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ha avvertito i manifestanti che da + di 40 giorni protestano per la morte di #MahsaAmini: "Oggi deve essere l'ultimo giorno di disordini. Non venite in piazza. Nessuno vi lascerà ribellare in questa terra".
2/n
Un messaggio sinistro da parte del capo dei pasdaran, che suggerisce la decisione da parte del regime di passare definitivamente alle maniere forti.
Con quella che ormai si configura come la più importante ondata di proteste dalla nascita della Repubblica islamica, a #Tehran
Read 8 tweets
Oct 28
Se, come filtra, il ministro della Salute #Schillaci inaugurerà la sua attività politica togliendo l'obbligo di #mascherina negli ospedali e nelle Rsa, avremo purtroppo la prova che la linea di buon senso emersa dalle dichiarazioni in Aula di #Meloni è già smentita dai fatti.
Con gli esperti che mettono in guardia su nuove possibili ondate (winter is coming), con la stagione influenzale alle porte, mantenere l'obbligo di mascherina negli ospedali non è "dittatura sanitaria", ma tutela dei malati fragili, che a partire dal 1° novembre si
troveranno dinanzi al dilemma di scegliere tra curarsi e rischiare un quasi sicuro contagio.
Ora, è verissimo che la malattia è cambiata. Ed è verissimo che oggi possiamo concederci molte libertà in più, grazie ai vaccini (anche se nel governo qualcuno fatica ad ammetterlo). Ma
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