Thread by @dariodangelo91

TRENTA SECONDI DA DRAGHI
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Si dice che i più grandi siano coloro che hanno la forza di lasciare quando sono ancora al vertice. Scacciando la tentazione di percepirsi eterni.
Sempre rimpianti, mai sopportati. Evitando che la sabbia, precipitando nella clessidra, finisca per

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seppellirli nell'irrilevanza.
Nella vita può accadere di essere accompagnati alla porta, spinti con cortesia a liberare l'armadietto, con tanti saluti alla famiglia e auguri per le feste che verranno. Fino ad oggi Mario #Draghi è stato padrone del proprio destino. Anche

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nella giungla più selvaggia, la politica italiana, ha tenuto distanti le sabbie mobili, schivato le infinite botole collocate da altri sul suo cammino, saputo dosare tempi e modi della propria uscita di scena. Lo ha fatto arrendendosi ad una sola, amara, consapevolezza: che

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le condizioni per cambiare questo Paese fossero venute meno. Ma non ai diktat di chi voleva pregiudicarne la libertà d'azione, sacrificando sull'altare dei propri interessi quello nazionale.
"Io sono un ex, ormai", ha affermato ieri dopo mesi di silenzio pubblico,

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accompagnando il gesto di chiusura persino con le mani. Ma basta aver conosciuto, o in alternativa studiato a fondo, personalità e gestualità dell'uomo Draghi, per rendersi conto che ciò che labbra pronunciano, cuore e cervello non pensano.
La chiave di tutto è nello sguardo.

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Nel guizzo che gli accende gli occhi, nella velocità con cui questi ultimi analizzano la reazione dei presenti, per saggiare l'effetto che fa, una frase così. Scrutando con attenzione, sembra quasi di toccarlo il divertimento sadico del banchiere centrale, incuriosito dalla

7/n
curiosità generale per il quesito che non vale forse un milione di dollari, ma un milione di click sì: che farà Mario Draghi nel suo futuro?
Il bello è che nessuno lo sa. E nessuno può dire che lo stesso Draghi ne abbia conoscenza.
Ad oggi, l'ex premier ha un solo obbligo da

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rispettare: ritagliarsi un ruolo, pubblico o privato che sia, all'altezza del suo prestigio. In alternativa: pienamente aderente alle proprie passioni.
"Mai dire mai", si è azzardato a replicare Ferruccio De Bortoli alla definizione di "ex" data da Draghi di sé. In cambio

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si è sentito rispondere: "Tu lo dici!". Ma poi, a proposito della "recita dei potenti" di cui sopra, Super Mario ha fatto una variazione sul tema, rispetto al copione previsto.
Nemmeno troppo incalzato dai giornalisti presenti, si è spinto infatti in una breve ma fondamentale

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valutazione del suo operato politico in relazione alla guerra in #Ucraina e alla crisi energetica. Non solo: ha aggiunto una postilla su ciò che l'Italia dovrebbe fare in futuro.
Poi si è morso la lingua.
Come trafitto dalla consapevolezza del tempo presente, è apparso

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ricordarsi d'improvviso che una stagione si era chiusa. Come aveva tenuto a ricordare lui stesso a tutti gli altri, a tutti noi, pochi minuti prima: lui è un ex, e dunque "basta...mi fermo!".
Ecco, è in questo doloroso fuoriprogramma che i draghiani d'Italia possono cullare

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l'idea di un ritorno sulla scena dell'ex premier. È a questi "30 secondi da Draghi" che possono appigliarsi. Sono pochi, lo comprendo, ma sono qualcosa. È al fatto che nel corso di una vita è possibile dimettersi da tutti gli incarichi, ma non da sé stessi.

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