Questa è Nauru, chiamata ormai “la discarica australiana per i rifugiati”. Abitata da almeno 3000 anni e originariamente da 12 tribù polinesiane.
Cosa che forse non sapete è che Nauru, un tempo, era uno dei posti più ricchi sulla Terra
Cosa che forse non sapete è che Nauru, un tempo, era uno dei posti più ricchi sulla Terra
Negli anni successivi all’indipendenza (1968) Nauru aveva il secondo PIL pro-capite più alto del mondo, dietro solo all'Arabia Saudita. Grazie alle miniere di fosfato la cui produzione annuale ammontava a 2 milioni di tonnellate.
Al fine di ricavare il maggiore profitto, l’isola venne devastata distruggendo campagna e boschi. Non avendo acqua dolce né prodotti alimentari, l'installazione di impianti di desalinizzazione e l’acquisto all’estero di cibo ha portato l’isola ad avere un ingente debito pubblico
In seguito la situazione economica si è fatta critica, aggravata quando i giacimenti si sono esauriti; per non fallire il governo ha reso l’isola un paradiso fiscale, finendo nella black list di molti stati. A causa dello sfruttamento, nessuna possibilità di agricoltura o turismo
Insomma, l’isola è condannata a morte, tanto che l’Onu ha invitato gli abitanti a lasciare l’isola. E così, dal 2001, una fonte di incassi per il governo locale è il campo d'accoglienza che l'Australia ha installato sull'isola per portarvi gli immigrati clandestini
E’ su questa piccola isola che dozzine di paesi, Nazioni Unite e gruppi per i diritti, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch , hanno documentato e condannato la detenzione illegale di immigrati.
Dovete sapere che i campi sono stati progettati per essere punitivi e ampiamente promossi come deterrente per scoraggiare chiunque a cercare rifugio in Australia in barca. Non sono capi di raccolta. Sono campi punitivi
Ma il regime di detenzione di Nauru è tenuto accuratamente nascosto. I giornalisti stranieri, tranne una manciata di giornalisti selezionati, non possono visitare l’isola. Che è un vero e proprio inferno. Ma qualcosa è trapelato.
Lui è Omid, 23 anni, rifugiato iraniano detenuto a Nauru. Sta urlando: "Siamo malati e sfiniti! Hanno distrutto le nostre vite! Conduciamo vite miserabili! Ci torturano da tre anni! ". Subito dopo si è dato fuoco. Ed è morto.
Perché è lo stato mentale la cosa più preoccupante di questi centri di detenzione. Provate anche solo ad immaginare di finire in uno di questi campi. Omid era lì da tre anni. Senza sapere nulla del suo destino. Rinchiuso, forse per sempre. E si è arreso.
The Guardian è riuscito ad avere e a pubblicare oltre 2000 rapporti di quello che è accaduto a Nauru tra il 2013 e il 2015. Ci sono tentativi di autolesionismo, aggressioni sessuali, pedofilia, scioperi della fame, morti e feriti.
Forse vi state chiedendo. Ma quante centinaia di migliaia di immigrati ci sono a Nauru e a Manus che mettono a repentaglio un continente come l’Australia? Quanti sono questi pericolosissimi clandestini che vogliono minare la loro civiltà? Poche centinaia. Compresi donne e bambini
Se pensate che in fondo l'orrore di questi centri è qualcosa di isolato (in Australia) vi sbagliate. Quello che è stato filmato nel centro di detenzione giovanile Don Dale è qualcosa di aberrante.
Perchè l'orrore può non avere limiti. Quando il protagonista è l'essere umano.
Perchè l'orrore può non avere limiti. Quando il protagonista è l'essere umano.
