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Quando ero piccolo ed abitavo in uno di quei palazzoni di periferia a Milano, l'idolo estivo di noi bambini era un certo TOMEA, il gelatiere.
Veniva tutti i pomeriggi verso le 18:00, guidando il suo inconfondibile Ape Car Giallo, versione frigo.
Il suo Ape disponeva di 5 vasche: 4 per gelati (stracciatella, cioccolato, fragola e limone), 1 per ghiaccioli (limone; arancio; menta, fragola e... tamarindo! 😍).
Cono un gusto 50 lire, due gusti 100. Ghiacciolo 50.
Poi c'era la SUA specialità: il ghiacciolo con il gelato (100 lire); tu sceglievi i gusti, lui tirava fuori il ghiacciolo, caricava generosamente la spatola con il gelato e...splaf!, sopra il ghiacciolo.
Fantastico!
Era un pezzo di pane, in più si capiva che amava stare con i bambini.
Quando gli capitava (e capitava) di finire la merce in anticipo, non andava a casa, ma rimaneva lì con noi.
Per fare due tiri al pallone, assieme.
Ma TOMEA aveva anche un che di misterioso per noi.
Noi si chiedeva, ma lui glissava. Sempre.
Però di lui ci si fidava, e poi il suo gelato era buono.
È che la cosa curiosa è successa ieri sera, quando mi son messo a googlare; per vedere se sul web fossero rimaste tracce di lui, o vedere se qualche mio coetaneo avesse mai postato qualcosa sull'argomento.
Scoprendo che è storia di una lunghissima tradizione, che ha più di 150 anni; ed in cui un piccolo paese del Cadore, Zoppè, era diventata fucina dei gelatieri.
Fu il pioniere dei gelatieri ambulanti:
Antonio TOMEA
Già, ma la storia NON finisce qui.
Perché, continuando a googlare, ho scoperto l'esistenza di Fiorenzo TOMEA, pittore vissuto tra il 1910 ed il 1960.
Nativo di Zoppè (ovvio) ed ultimo di 10 figli, si trasferì a Milano nel 1922, dove visse sino alla sua morte.
E poi conobbe, tra gli altri, anche Filippo De Pisis.
Ora, lascio a voi indovinare a chi era intitolata la via di Milano dove noi, 40 anni fa, si aspettava lui:
TOMEA il gelatiere.