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Per capire cosa non va in Italia a volte non servono grandi discorsi accademici. Basta tentare di costituire una start-up innovativa con il metodo "semplificato". Vediamo quanto è semplice (1/n) @DeShindig @gianlucac1 @micheleboldrin @ThManfredi @Phastidio @lucianocapone
Si inizia compilando l'atto costitutivo e lo statuto online. Che bello, non si deve neanche ricorrere al notaio. Alla fine ti scarichi due bei files xml che devi firmare digitalmente (e fin qui tutto ok) (2/n)
Fatto questo si passa ad aggiungere una marca temporale per dare data certa al documento. E qui c'è il primo inghippo, perchè viene richiesto un formato di marca temporale (.m7m) che può essere apposto solo da programmi a pagamento. Ma vabbè andiamo avanti (3/n)
Adesso atto costitutivo e statuto vanno registrati. Ma prima va pagata l'imposta di registro e si deve attendere la quietanza di pagamento da parte dell'Agenzia delle Entrate. Già così se ne vanno una decina di giorni (4/n)
Una volta arrivata la quietanza, si invia tutto all'Agenzia delle Entrate che deve procedere alla registrazione. Invio il tutto ma, dopo un mese, scopro che la mia pratica è finita ad un funzionario non competente che si era ben guardato dal fare alcunchè (5/n)
Poi partono i rimpalli di responsabilità interni su chi deve occuparsi della registrazione e altre menate che vi risparmio. Morale della favola passano 2 mesi solo per avere la registrazione dell'atto costitutivo. (6/n)
Poi si passa alla Camera di Commercio. Bisogna compilare la famosa Comunicazione Unica, cioè una procedura che sulla carta dovrebbe semplificare l'apertura di un'attività ma che in realtà non fa altro che aggregare diverse pratiche (CCIAA, Agenzia Entrate, INPS, ecc.) (7/n)
Il risultato di questa "semplificazione" è che devo inserire, per esempio, 800 volte il nominativo e i dati anagrafici del legale rappresentante della società, perchè che si riesca ad unificare le banche dati e inserire i dati una volta sola pare troppo (8/n)
Una volta compilata la pratica faccio fare al software della Camera di Commercio una verifica preliminare e mi dice che va tutto bene. Spedisco la pratica. Mi ritorna indietro dicendo che c'è un errore (certo dirmelo prima pareva male) (9/n)
Alla fine, per raggiungere il risultato e bypassare l'errore, devo fregarmene della Comunicazione Unica e inviare tutte le pratiche separatamente. Solo così la pratica viene protocollata dalla Camera di Commercio. (10/n)
Ora so già che nasceranno problemi pure là, e il bello è che già in partenza ero consapevole che sarebbe finita così, che ci sarebbero stati mille intoppi causati spesso dalle procedure farraginose, dalla scarsa preparazione dei funzionari e dai software obsoleti (11/n)
Alla fine sono passati più di due mesi e la start-up non è ancora iscritta alla Camera di Commercio. Mi sento impotente di fronte al fatto che per seguire una procedura che loro chiamano "semplificata" ho dovuto impiegare tempo e risorse (12/n)
che avrei potuto dedicare ad attività a più alto valore aggiunto. E invece no, in Italia funziona così. E se non si capisce che il problema sta anche (o forse soprattutto) qui, forse si è capito poco. E nel dibattito pubblico di queste quisquilie neanche l'ombra. (13/n)
Perchè il problema è l'immigrato che ci ruba il lavoro o l'Europa che ci opprime. Non sia mai che qualcuno dica che il problema, alla fine, siamo solo noi. (n/n)
