Un paio di punti sulla proposta di riforma del #MES, che ha visto i nostri politici improvvisamente svegliarsi dal loro torpore e levare agguerriti gli scudi. 1/
Primo, la riforma del #MES è un pacchetto e come tale va valutata nell'insieme. Ne ho parlato in precedenza nella sostanza, non mi ripeterò. In breve, contiene cose che per l'Italia sarebbero vantaggiose (MES backstop per il Single Resolution Fund)...2/
...cose che saranno probabilmente inefficaci in relazione all'obiettivo che dovrebbero raggiungere (come la riforma degli strumenti PCCL/ECCL, che dovrebbero garantire più liquidità ma hanno dei difetti strutturali: leggete l'ottima analisi di @gregclaeys al riguardo) ... 3/
...e cose che all'Italia fanno paura, ovvero l'obbligo di introdurre Single Limb CACs nelle nuove emissioni di titoli di stato dal 2022. Come tutti i compromessi, la riforma è un do ut des: non si può immaginare di negoziare con qualcuno e ricevere solo regali. 4/
Il vero problema è che il nostro Paese è in una situazione così estremamente idiosincratica (135% di debito sul PIL, previsto in crescita, e instabilità politica ormai strutturale) che rende impensabile per la classe politica accettare anche questo compromesso. 5/
In questa situazione, sarebbe bene ricordare, non ci ha messo nessuno se non noi stessi. Non cresciamo da 20 anni, e non abbiamo fatto praticamente nulla per cambiare questo fact of life. Ma ovviamente è più facile e politicamente proficuo gridare al complotto internazionale 6/
Secondo, e collegato: il timing. Di questa riforma del MES si discute da giugno 2018 e le misure che saranno introdotte furono approvate in principle dai capi di Stato e governo in dicembre 2018. L'eurogruppo ha raggiunto un accordo sulla riforma del trattato in giugno 2019. 7/
Durante tutto questo tempo, al governo c'era lo stesso Presidente del Consiglio, sostenuto da una maggioranza di quelli (m5s e Lega) che oggi ovviamente si scagliano contro la riforma. Forse durante l'estate dormivano sotto il sole al Papeete o chissà dove altro. 8/
Questo ci dimostra che, oltre ad essere outlier economico e politico, l'Italia è un Paese strutturalmente disinteressato agli affari Europei. Come nel caso dell'introduzione del bail-in (a cui l'Italia nn si oppose in fase di negoziazione) è più comodo gridare al complotto poi 9/
Il problema con questa strategia, è che se la narrativa vittimistica funziona molto bene con gli elettori, funziona però molto male con i partner europei (anche quelli del "Sud"). Se non cambiamo atteggiamento finiremo sempre più isolati e saremo sempre più irrilevanti. End/
