Thread by @AndreaSpanu6

No, non è solo “trash”. Non è solo un programma fra tanti. Quella sceneggiata televisiva e quel teatro di sciacallaggio politico-mediatico sui morti sono emblematici di un progetto di egemonia culturale che va avanti da decenni. E che sta vincendo, o ha già vinto.
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Il cardine di questo progetto è rendere impossibili l’analisi razionale e cosciente della realtà, la maturità emotiva, la capacità critica.
Lo scopo è avere un popolo di persone che vive in una fumosa rappresentazione mistificata dei rapporti sociali ed economici,
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della realtà politica interna e internazionale, e che si appassiona esclusivamente a temi di nessun rilievo (litigate fra sciacquette, gossip, reàliti sciò, ricettine, chirurgia plastica, pornografia del dolore privato, luoghi comuni).
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I mezzi per realizzare questo disegno sono sotto i vostri occhi in una miriade di trasmissioni televisive, di cui il letamaio della D’Urso è uno dei picchi ma non certo un esempio isolato.
Le conseguenze della vittoria di questa impostazione culturale sono
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arretratezza, piccineria, scollamento dalla realtà, vittimismo, approssimazione, improvvisazione, impoverimento linguistico e cognitivo *di massa*.
Chi ha concepito e varato questo progetto (andate pure a fine anni ‘70 / inizio anni ‘80, e non pensate a una persona sola)
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sapeva e sa benissimo che ci sarà sempre una parte del Paese che continua ad opporre una “resistenza” critica a questa deriva: ma quello che conta è ridurla alla irrilevanza, additarla al pubblico ludibrio dei d’ursini come una patetica ridotta di “radical-chic”
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che ancora “non si rendono conto che il mondo è cambiato”. Quello che conta è che il sentire comune del Paese sia sulla lunghezza d’onda di un infantilismo manipolabile a piacere, dove basta mandare un servizietto con la musica e far urlare qualche idiota in prima serata
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per ottenere quote importanti di consenso, portare l’opinione pubblica dove interessa in quel momento, fare e disfare verità ad usum domini che sono sempre temporanee e rivedibili a seconda del comodo contingente. E così, con ormai un paio di generazioni
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cresciute in questa melma mediatica di origine P2, hai un Paese in buona parte destrutturato, privo di riferimenti, annaspante in una quotidianità di declino con improvvise accelerate come sta accadendo a causa dell’epidemia, ma sempre pronto a imbrodarsi nella retorica.
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No, non è solo uno squallido quadretto televisivo su cui farsi due risate. Purtroppo, è il “sugo della storia” dell’ultimo trentennio (abbondante) di storia patria.
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