Con i parallelismi storici occorre sempre andarci cauti, ma i momenti di crisi causano in genere una “amplificazione” delle tendenze: alla fine di questa pandemia ci si apriranno due strade, e ci sarà poco spazio per terzismi.
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La prima è la strada di una rafforzata cooperazione internazionale, a cerchi concentrici: maggior coesione nella UE con strumenti comuni di intervento e di condivisone dei rischi; maggior coordinamento in seno all’Onu e sforzi diplomatici, sostenuti dalle opinioni pubbliche,
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per appianare numerose linee di tensione e rinverdire uno spirito di fratellanza e solidarietà umana fra le nazioni. È una visione che lo sguardo cinico della “realpolitik” trova irenica, utopistica, persino infantile, ma è l’unica che ha plasmato periodi
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di relativa pace e di crescita (o ripresa) del benessere.
La seconda è la strada dell’irrigidimento nazionalista, del “si salvi chi può”, della competizione esasperata e anche sleale per occupare gli spazi che rimarranno. Compressione delle libertà interne in nome del
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La seconda è la strada dell’irrigidimento nazionalista, del “si salvi chi può”, della competizione esasperata e anche sleale per occupare gli spazi che rimarranno. Compressione delle libertà interne in nome del
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“sacro egoismo”, che richiede acritica compattezza d’intenti, e degenerazione quasi certa verso la guerra commerciale o, peggio, armata. È lo stato che i “disincantati” affermano sia naturale, quello di un arena internazionale di scontro perenne in cui
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le affermazioni di principio e le aspirazioni umanitarie sono solo una patina di ipocrisia che svanisce al primo sbuffo di dura realtà.
Se a prevalere sarà questa seconda opzione, e il rischio c’è, ci aspettano tempi di una durezza sconosciuta ai più. Sarebbe bene che
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Se a prevalere sarà questa seconda opzione, e il rischio c’è, ci aspettano tempi di una durezza sconosciuta ai più. Sarebbe bene che
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fin d’ora, ciascuno nel suo ruolo di cittadino, elettore ed eletto, pensasse a come posizionarsi in questo passaggio e a come tradurre in discorso, in azione e in voto la sua scelta. Perché la seconda strada ha un vantaggio: chi non prende posizione gioca a suo favore.
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