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I nodi al pettine
[thread lungo]

Come Paese ci siamo illusi per anni, per decenni che i macigni del debito pubblico, dell’evasione fiscale, delle spese clientelari / elettorali e delle crescenti diseguaglianze fossero, tutto sommato, aggirabili e rimandabili ad libitum.
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Ad ogni passo incisivo per cercare di affrontarli abbiamo espresso un rifiuto collettivo, tradotto in comportamenti elettorali che premiavano la politica dello struzzo:
facciamo finta di non vedere, facciamo finta che siano problemi gonfiati, ci salverà lo stellone italico.
2/18
Con le elezioni del 2018 si è espresso in modo chiaro il massiccio “no” a politiche di risanamento e cambiamento, sia perché attuate male e in modo ingiusto, sia perché rifiutate in sé e per sé. Ogni volta che si è aperto un minimo spazio finanziario
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si è pensato a quale provvedimento avrebbe garantito consenso e voti nell’immediato, non a quali politiche avrebbero potuto fruttare maggior crescita e maggiore equità nel medio e nel lungo periodo. Nella politica trasformata in “acchiappa quel che puoi, finché puoi”
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lo scopo è quello di farsi rieleggere fra uno o due anni, mica quello di far funzionare meglio il Paese fra cinque o dieci. Tra finanziare la ricerca e prepensionare con “quota 100”, non c’è paragone in termini di raccolto elettorale.
5/18
Tra recuperare decine di miliardi evasi e fare maggior deficit per distribuire un reddito a chi non ha occupazione, la seconda strada è molto più semplice. Mi faccio solo amici e non nemici.
E così, i conti pubblici sono stati tenuti al limite estremo della sostenibilità.
6/18
Perché tu puoi anche fare, su alcune voci, dolorosi tagli per guadagnarti un “avanzo primario”, ma comunque se non piazzi le risorse disponibili su investimenti in istruzione, infrastrutture, modernizzazione della macchina statale, sarai punto e a capo.
7/18
Avrai un PIL che non cresce, un Paese fermo che consuma il lavoro del passato e che si indebita per il futuro. Se la posizione di partenza è “non c’è nulla da cambiare, siamo perfetti così”, i fatti si incaricano da anni di smentirlo.
8/18
Crescita anemica, disoccupazione giovanile mostruosa, spesa sbilanciata, struttura industriale agile sì, ma fragile ed esposta.
E così, al primo scossone serio (ma non una guerra mondiale eh, una pandemia di qualche mese) i margini di manovra crollano a zero.
9/18
Molti soloni de “il debito non è un problema” in questi giorni pensano e si raccontano di star vivendo una rivincita. Di fronte alle iniezioni di denaro praticate dalle banche centrali o alle manovre da centinaia di miliardi di euro varate in alcuni Paesi
10/18
per far fronte alla crisi, rivendicano rumorosamente: “Ecco! Adesso lo dicono tutti che bisogna fare nuovo debito! Bastardi quelli che hanno rotto le scatole con la austerity e i conti pubblici per anni! Pagherete caro!1!1!!l”.
Già, peccato che
11/18
è proprio in virtù della passata attenzione a mantenere un equilibrio accettabile nei conti pubblici, attraverso le leve fiscali e monetarie e attraverso politiche più lungimiranti di investimento e di spesa, che quei Paesi oggi - di fronte ad una emergenza vera -
12/18
- hanno spazi di manovra molto più vasti e possono permettersi di prendere il fieno della cascina senza patemi eccessivi. Noi invece ci troviamo a dover negoziare, sostanzialmente, la condivisione del rischio del nostro debito con altri.
13/18
Possiamo rimanere amareggiati e offesi dalle reazioni di alcuni, che certo dovrebbero trovare uno slancio maggiore di collaborazione, ma oggettivamente: se uno vi chiedesse di appiopparvi i suoi debiti dopo dieci anni che ogni volta che ha 20€ in tasca
14/18
li spende o in consumi immediati o in investimenti sbagliati, magari anche mandandovi a quel paese quando gli dicevate “forse dovresti spendere meno in questa roba qua che è inutile”, o “forse dovresti cambiare il tuo modo di progettare il futuro”, voi come reagireste?
15/18
Chi da anni insisteva sulla necessità di far calare il debito e il rapporto debito/PIL non lo faceva perché “antitaliano” o perché seguace di una sadica fantasia di privazioni inflitte alla società. Lo faceva perché sarebbe stato nel nostro interesse nazionale
16/18
arrivare ad un funesto appuntamento come questo con altre carte da giocare. E sì che abbiamo avuto anni per approfittare del QE di Draghi, di tassi di interesse “calmierati”, di deroghe sul patto di stabilità. Niente: cocciuti nel ritenere che abbiamo sempre speso
17/18
per i settori giusti, che l’evasione in fondo non è un problema, che la disuguaglianza è una fantasia degli “invidioso”, che il debito è una frottola dei rigoristi, che il denaro “si stampa” e fine dei problemi.
E adesso, i nodi sono al pettine.
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