🇮🇹🦠 #COVID19: anticipato da @repubblica, tra poche ore uscirà un nostro studio @ispionline che discute una strategia (a ragione) molto controversa.
Mi riferisco ai lockdown selettivi della popolazione anziana.
Parlarvene mi sembra il minimo.
Un thread.
Ma prima: la nostra proposta NON assomiglia alla famosa #GreatBarringtonDeclaration, in cui si ipotizza di isolare gli anziani lasciando il virus libero di circolare nella popolazione giovane.
La nostra è un'ipotesi di scenario peggiore, PRE-lockdown.
Non è un liberi tutti.
Inoltre, la nostra proposta NON prevede di raccogliere le persone anziane in certi luoghi, per es. i "Covid hotel", a scopo di isolamento.
A parte l'infattibilità logistica, sarebbe illogico: gli hotel diventerebbero luoghi in cui un singolo ingresso virale farebbe una strage.
Non siamo gli unici ad aver parlato di lockdown selettivi, ma crediamo se ne sia parlato poco e male.
Qualcosa di simile è stato scritto, con un bel modello alle spalle, da @carloafavero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini (ora anche su @lavoceinfo).
(1) eviterebbe il 91% dei decessi; (2) ridurrebbe del 70% la domanda di ricovero in terapia intensiva; (3) permetterebbe al 91% della forza lavoro di continuare a spostarsi, *se necessario*.
Nello specifico, anche con contagio del 70% della popolazione non isolata, la domanda di terapie intensive sarebbe di solo circa 26.000 posti (e non 105.000).
In Italia, con 6.500 posti e tempo di degenza mediano 12 giorni, ci "basterebbe" appiattire la curva su due mesi.
Ovviamente sarebbero comunque mesi tragici, in cui dovremmo sospendere le operazioni non essenziali e gli ospedali sarebbero sotto forte pressione.
Sarebbero necessari scenari, forte rafforzamento di terapie intensive e soppesare costi-benefici sanitari ed economici.
Ciò non significherebbe abbassare la guardia, in nessun modo.
Tutti gli altri strumenti per limitare la circolazione virale, inclusi i coprifuoco, potrebbero restare in vigore o essere inaspriti.
Fattibilità: è possibile isolare il 17% degli italiani (se ultrasettantenni), o addirittura il 29% (ultrasessantenni)?
Soprattutto se molti di loro vivono con persone più giovani?
Non lo so. Di sicuro richiederebbe uno sforzo enorme.
(cont.)
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Anche perché l'isolamento selettivo degli anziani è efficace solo se resta isolamento *diffuso*.
Cioè se il contagio di un anziano non si trasferisce rapidamente ad altre persone anziane, com'è accaduto nelle RSA d'Italia e di tutto il mondo.
Ma i problemi di fattibilità possono spaventarci, se anziché un terzo degli italiani tornassimo in lockdown *tutti*?
E' più facile (e utile) isolare un anziano o un giovane?
La pandemia è tragica, e non ci sono pasti gratis.
Richiede grandi sforzi da parte di ciascuno di noi.
Secondo problema, circolazione virale e probabilità di contagio.
Come spiegato bene da tanti, di recente da @gianlucac1, se il virus continua a circolare in maniera sostenuta nella popolazione non isolata, pochi contagi tra gli isolati possono fare strage.
(cont.)
(cont.)
Ma questo è vero solo quando la popolazione isolata vive *tutta concentrata* in pochi luoghi di raccolta.
Sì: l'isolamento non sarà MAI perfetto.
Ma no: se ogni anziano resta a casa sua non è vero che pochi contagi si trasmetterebbero a tutta la popolazione isolata.
Terzo problema: quanto dovrebbe durare?
Sappiamo bene che la protezione creata dagli anticorpi è a termine. Ma se dura almeno sei mesi, può andare.
L'obiettivo non è "herd immunity", ma ridurre i morti probabili a parità di velocità di trasmissione, in attesa che si rallenti.
Ciò significa che, se la velocità di trasmissione non si riduce dopo un certo periodo di lockdown selettivo e circolazione tra la popolazione non isolata, un lockdown per tutti sarebbe inevitabile.
Ma anche *più efficace*, perché una quota sarebbe (temporanemente) immune.
Detto tutto questo, lo ribadisco ancora una volta: la nostra proposta non è una panacea.
E' una strategia intermedia tra coprifuoco e lockdown nazionale (o a zone), da valutare solo quando il virus è sfuggito al controllo, e che potrebbe NON evitare lockdown nazionali o a zone.
Il pezzo completo è disponibile qui.
Qualsiasi commento, richiesta di chiarimento, dubbio o critica, come sapete, sono sempre ben accetti!
🦠Anche se farei volentieri a meno della sua parte polemica, vi invito a leggere questo bel thread di Luca Ferretti che mette in luce molte delle criticità e fragilità della proposta di isolamento selettivo.
Primo, il rischio zero non esiste.
Anche durante il lockdown di marzo-aprile si poteva uscire a comprare l'essenziale.
L'esempio del virus che entra persino nei conventi è chiara aneddotica, e lo stesso Luca sa benissimo che tutte le NPI si basano su probabilità, non certezze.
Secondo, isolamento selettivo NON significa confinamento collettivo.
Di nuovo, l'esempio del virus che entra in convento, tra le suore di clausura sembra aver indotto alcuni a pensare che isolare significhi concentrare.
Primo, com'è ovvio, il picco di nuovi ricoveri giornalieri (blu) è seguito dal picco di dimissioni e decessi (arancione).
Ma a distanza di due settimane (16 marzo vs 30 marzo), e la curva arancione è molto più piatta.
Secondo, quando la variazione dello stock di ricoverati (verde) tocca il picco e inizia a scendere, la discesa dei nuovi ricoveri (blu) è molto più lenta.
A velocizzare la discesa dello stock è l'aumento delle dimissioni, il 50% delle volte circa per decesso del ricoverato.
🦠🇮🇹 #COVID19 in Italia: quanto siamo "bravi" a tracciare l'infezione?
Tra giugno e settembre la nostra abilità nello scovare gli infetti è aumentata molto. Se prima trovavamo solo un contagiato su 10, oggi ne troviamo quasi uno su 2.
Tutto bene? Non proprio.
Un thread.
Perché non va tutto bene?
Innanzitutto, come dimostra la stima settimanale su quanto siamo "bravi" a tracciare l'infezione, nella prima metà di settembre si registra un leggero calo.
Impossibile dire se si tratti di un assestamento sul 40-50% o di una discesa più importante.
Ma, soprattutto, quel che conta è che le percentuali possono nascondere cambiamenti anche grandi nel numero assoluto di infetti che *non* troviamo.
Confrontate la riga blu con quella arancione: all'aumentare del numero degli infetti, aumenta anche il numero di chi ci sfugge.
⛔️🇪🇺 Arriva il “Nuovo patto sulle migrazioni”, ed è già vecchio.
In un’Europa senza solidarietà, l’unico punto su cui si concorda è la riduzione degli arrivi. Con le buone (sviluppo) o le cattive (controlli e rimpatri).
Riforme? No. Piena continuità con il passato recente.
Solidarietà intra-UE: se uno Stato membro non ha voglia di accogliere deve almeno dare una mano sui rimpatri. Se non riesce, accoglie.
Non male: un mondo di rimpatri pressoché infattibili sarebbe solidarietà per altra via.
Ma, vedrete, i ricollocamenti resteranno utopia.
Ovviamente, i ricollocamenti volontari e di “emergenza” subito dopo lo sbarco, previsti a nell’accordo di Malta quasi esattamente un anno fa, sono scomparsi.
Già oggi di ricollocamenti post-sbarco non si vede neanche l’ombra.