🦠Anche se farei volentieri a meno della sua parte polemica, vi invito a leggere questo bel thread di Luca Ferretti che mette in luce molte delle criticità e fragilità della proposta di isolamento selettivo.
Primo, il rischio zero non esiste.
Anche durante il lockdown di marzo-aprile si poteva uscire a comprare l'essenziale.
L'esempio del virus che entra persino nei conventi è chiara aneddotica, e lo stesso Luca sa benissimo che tutte le NPI si basano su probabilità, non certezze.
Secondo, isolamento selettivo NON significa confinamento collettivo.
Di nuovo, l'esempio del virus che entra in convento, tra le suore di clausura sembra aver indotto alcuni a pensare che isolare significhi concentrare.
L'esatto opposto di ciò che scrivo.
Terzo, durata. La proposta che discutiamo è una strategia di worst case scenario subito precedente al lockdown per tutti.
Non ne conosciamo la durata necessaria, e se la curva epidemiologica non si stabilizzasse con misure diverse, un lockdown totale sarebbe inevitabile.
(cont.)
Ma no, la durata non sarebbe "infinita". A seconda di quanto funzionano le altre misure potrebbe essere breve così come lunga.
Di fronte alla catastrofe del "non facciamo nulla perché non possiamo più permettercelo", l'isolamento selettivo è un'opzione non trascurabile.
Quarto, comportamenti dei non a rischio.
Luca ci va pesante con la questione dei giovani e dell'aperitivo.
Ma no, non ho mai scritto che la restante parte della popolazione dovrebbe tornare a comportamenti odiosi. Sì, ho scritto che dovremmo continuare a lavorare in sicurezza.
(cont.)
Sempre massimizzando il remote working, che è ancora troppo poco e per cui c'è spazio.
E nella consapevolezza del fatto che per alcuni settori economici (ristorazione, accoglienza, svago) niente sarà come prima per un bel po' di tempo.
Quinto, anziani non autosufficienti.
Con isolamento selettivo, per loro il rischio rimane identico a parità di circolazione epidemica. Le persone non isolabili non sono state isolate neppure durante il lockdown.
Chi era in RSA rischiava più di tutti, e così è stato.
(cont.)
Quindi, si dice, se non abbatti la curva tra i non a rischio, prima o poi i non isolabili li perdiamo.
Probabile, ma ancora non si è capito: stiamo parlando di worst case scenario in cui un lockdown totale non possiamo più permettercelo.
Sesto, isolamento selettivo come "soluzionismo".
No. Abbiamo voluto discuterne perché non è vero che se ne sia parlato molto. A nostro avviso, non lo si è fatto abbastanza.
Nessuno ha la bacchetta magica, ma cerchiamo tutti risposte di compromesso in un mondo di risorse finite.
(cont.)
Chi accusa altri di "soluzionismo" dovrebbe però raccontarci i suoi, di conti. In un momento in cui "test, trace, isolate" non è più attuabile, il lockdown per tutti è inevitabile?
Quanto costerebbe in qualità della vita e aspettativa di vita per tutti?
(cont.)
Ormai lo sappiamo tutti: i lockdown sono una batosta sull'oggi e un disinvestimento sul domani.
🇮🇹🦠 #COVID19: anticipato da @repubblica, tra poche ore uscirà un nostro studio @ispionline che discute una strategia (a ragione) molto controversa.
Mi riferisco ai lockdown selettivi della popolazione anziana.
Parlarvene mi sembra il minimo.
Un thread.
Ma prima: la nostra proposta NON assomiglia alla famosa #GreatBarringtonDeclaration, in cui si ipotizza di isolare gli anziani lasciando il virus libero di circolare nella popolazione giovane.
La nostra è un'ipotesi di scenario peggiore, PRE-lockdown.
Non è un liberi tutti.
Inoltre, la nostra proposta NON prevede di raccogliere le persone anziane in certi luoghi, per es. i "Covid hotel", a scopo di isolamento.
A parte l'infattibilità logistica, sarebbe illogico: gli hotel diventerebbero luoghi in cui un singolo ingresso virale farebbe una strage.
Primo, com'è ovvio, il picco di nuovi ricoveri giornalieri (blu) è seguito dal picco di dimissioni e decessi (arancione).
Ma a distanza di due settimane (16 marzo vs 30 marzo), e la curva arancione è molto più piatta.
Secondo, quando la variazione dello stock di ricoverati (verde) tocca il picco e inizia a scendere, la discesa dei nuovi ricoveri (blu) è molto più lenta.
A velocizzare la discesa dello stock è l'aumento delle dimissioni, il 50% delle volte circa per decesso del ricoverato.
🦠🇮🇹 #COVID19 in Italia: quanto siamo "bravi" a tracciare l'infezione?
Tra giugno e settembre la nostra abilità nello scovare gli infetti è aumentata molto. Se prima trovavamo solo un contagiato su 10, oggi ne troviamo quasi uno su 2.
Tutto bene? Non proprio.
Un thread.
Perché non va tutto bene?
Innanzitutto, come dimostra la stima settimanale su quanto siamo "bravi" a tracciare l'infezione, nella prima metà di settembre si registra un leggero calo.
Impossibile dire se si tratti di un assestamento sul 40-50% o di una discesa più importante.
Ma, soprattutto, quel che conta è che le percentuali possono nascondere cambiamenti anche grandi nel numero assoluto di infetti che *non* troviamo.
Confrontate la riga blu con quella arancione: all'aumentare del numero degli infetti, aumenta anche il numero di chi ci sfugge.
⛔️🇪🇺 Arriva il “Nuovo patto sulle migrazioni”, ed è già vecchio.
In un’Europa senza solidarietà, l’unico punto su cui si concorda è la riduzione degli arrivi. Con le buone (sviluppo) o le cattive (controlli e rimpatri).
Riforme? No. Piena continuità con il passato recente.
Solidarietà intra-UE: se uno Stato membro non ha voglia di accogliere deve almeno dare una mano sui rimpatri. Se non riesce, accoglie.
Non male: un mondo di rimpatri pressoché infattibili sarebbe solidarietà per altra via.
Ma, vedrete, i ricollocamenti resteranno utopia.
Ovviamente, i ricollocamenti volontari e di “emergenza” subito dopo lo sbarco, previsti a nell’accordo di Malta quasi esattamente un anno fa, sono scomparsi.
Già oggi di ricollocamenti post-sbarco non si vede neanche l’ombra.