🦠🇮🇹 #COVID19 in Italia: la ripresa della seconda ondata?
Con 548 decessi anche oggi, lo scostamento delle morti giornaliere da quelle attese è ormai sin troppo evidente per non parlarne.
Cosa sta succedendo?
Niente di buono, temo.
Un thread.
Appena prima di Natale avevo ghiochicchiato con un semplice modello previsionale, basandomi su quello che sapevamo dell'effetto delle "zone colorate" e su ciò che era successo durante il lockdown.
Mi attendevo che l'andamento dei decessi giornalieri seguisse i pallini grigi.
Una situazione certo non rosea, ma gestibile. Avrebbe significato che il numero di decessi ufficiali alla fine della seconda ondata si sarebbe assestato intorno alle 51.000 unità.
Comunque molte di più rispetto alle 35.000 della prima ondata, ma in rapida diminuzione.
Invece, come è chiaro a tutti, la media mobile a sette giorni dei decessi giornalieri ha proprio invertito la rotta.
Nel corso delle ultime due settimane c'erano due ipotesi in competizione, e così ho atteso prima di raccontarvelo.
Una prima possibilità, infatti, era che i ritardi di notifica dei decessi fossero aumentati già a dicembre, *prima* di Natale.
Una sorta di "effetto ferie" anticipato, che sarebbe partito però almeno dall'8 dicembre.
Non escludo del tutto l'ipotesi, ma è sempre meno plausibile.
La seconda possibilità è che la diminuzione delle infezioni si fosse arrestata già dalla seconda metà di dicembre, e che oggi siamo davvero in risalita.
Insomma, buona parte della "conca" di nuovi decessi sarebbe reale, e non un prodotto dei ritardi accumulati durante le ferie.
Conclusione.
Quale che sia la realtà, le cose volgono al peggio.
Il calo delle infezioni si è interrotto, e oggi abbiamo come minimo raggiunto un plateau.
Il rischio è che i mesi davanti a noi, tra variante inglese e bassa penetrazione vaccinale, siano ancora molto pesanti.
*giochicchiato, ovviamente.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
🦠🇮🇹 Natale si avvicina, ma tra oggi e domani sarà un giorno triste.
I decessi ufficiali della seconda ondata di #COVID19 in Italia supereranno quelli della prima.
In una lunga inchiesta su @Corriere (con dati @ispionline) cerchiamo di fare il punto su perché sia andata così.
Le zone rosse sono molto efficaci, ma il ritardo accumulato è stato quasi un mese.
Il 13 ottobre, @istsupsan scriveva: «Si assiste a una accelerazione dell’epidemia ormai entrata in una fase acuta, che rischia di raggiungere i valori critici nel prossimo mese».
Così è stato.
Il primo #DPCM che ha un (lento) effetto sulla limitazione degli spostamenti è del 24 ottobre.
Ma per vedere le zone colorate in Italia si dovrà attendere il 6 novembre. Quasi quattro settimane dopo il report dell'@istsupsan.
Tra i grandi paesi europei, nel corso della prima ondata le curve si confondevano. Molti avevano fatto peggio di noi.
Oggi l'Italia svetta.
In negativo.
Anticipato da @Corriere, un mio studio riflette su cosa non ha funzionato.
Un thread.
🇪🇺🦠 Cosa scopriamo? Qualcosa di nuovo, e qualcosa che sappiamo da tempo.
Primo, se si agisce prima si riapre anche prima, con meno morti alle spalle.
E questo lo sapevamo da tempo, sin dagli studi sulla prima ondata (come questo: medrxiv.org/content/10.110…).
🇪🇺🦠 Secondo, e molto importante: non serve un lockdown nazionale per contenere le infezioni. Bastano le zone rosse.
Per capirlo basta osservare quel che è successo in Italia (a sinistra) e nel Regno Unito (a destra) nel corso delle due ondate.
🇮🇹🦠 #Covid_19. Oggi @Corriere ospita forse l'articolo peggiore pubblicato da un grande giornale negli ultimi mesi.
Si usa il tasso di letalità apparente, che come sapete non significa nulla, per sostenere che in Italia il virus sia "più cattivo" che altrove.
Terribile.
Per capirci: in Italia il virus *è* più cattivo che altrove.
Siamo secondi al mondo per rischio di morte, subito dopo il Giappone e poco sopra a Grecia, Portogallo e Germania.
Ma è perché siamo vecchi.
Nei paesi africani il rischio di morte è di dieci volte inferiore.
Ovviamente il numero di decessi #Covid_19 è un'interazione tra il rischio di morte e la frequenza di contagio delle persone più a rischio.
E dipende anche dalla saturazione del sistema ospedaliero.
Basta confrontare Italia, Giappone e Germania; paesi con rischi quasi identici.
Finalmente posso dirlo con ragionevole certezza: la progressione epidemica in Italia ha cominciato a rallentare a fine ottobre.
A novembre il tracciamento non dà segni del crollo che paventavamo. Anzi.
Thread.
La linea blu dei casi plausibili comincia a rallentare più o meno in corrispondenza di quella arancione dei casi ufficiali.
Con 620.000 casi nuovi ogni settimana la situazione non è certo rosea. Ma avrebbe potuto andare (molto) peggio.
Come mostra questo grafico, dopo il crollo iniziale del sistema di tracciamento fatto registrare a fine settembre, a ottobre il sistema ha tenuto e anzi si è progressivamente ripreso.
🦠Anche se farei volentieri a meno della sua parte polemica, vi invito a leggere questo bel thread di Luca Ferretti che mette in luce molte delle criticità e fragilità della proposta di isolamento selettivo.
Primo, il rischio zero non esiste.
Anche durante il lockdown di marzo-aprile si poteva uscire a comprare l'essenziale.
L'esempio del virus che entra persino nei conventi è chiara aneddotica, e lo stesso Luca sa benissimo che tutte le NPI si basano su probabilità, non certezze.
Secondo, isolamento selettivo NON significa confinamento collettivo.
Di nuovo, l'esempio del virus che entra in convento, tra le suore di clausura sembra aver indotto alcuni a pensare che isolare significhi concentrare.