💣🇺🇸🇨🇳🇹🇼 1/n A partire dalla regola aurea per cui l'interesse nazionale si riconosce, non si inventa, gli USA si confermano Paese serio.
Emblematica la notizia delle ultime ore: il Pentagono starebbe pianificando una prossima visita a #Taiwan dello Speaker della Camera #McCarthy.
2/n Notizia clamorosa, dopo i fuochi d'artificio agostani e le relative tensioni con la #Cina, a conferma dell'importanza che il dossier Taipei continua a rivestire agli occhi di Washington.
Da notare la tempistica: correva l'anno 1997 quando l'ultimo speaker della Camera USA,
3/n il repubblicano Newt #Gingrich, si recò a Taiwan per manifestare la vicinanza americana all'isola bramata dal Dragone. Trascorsi, tra la sua visita e quella di Pelosi, venticinque anni. Uno appena, secondo i retroscenisti di "Punchbowl", fra la scampagnata di Pelosi e quella
4/n di McCarthy, in procinto di spiccare il volo verso l'ex Formosa entro la fine del 2023. Tale lasso di tempo, così ristretto, segnalerebbe una consuetudine, istituirebbe una nuova prassi in barba alle violazioni di sovranità denunciate da Pechino, rappresenterebbe una prova di
5/n forza capace di ferire il gigante asiatico.
Funzionari dell'amministrazione Biden collocano il viaggio di McCarthy in primavera. Ma per ora nessun commento ufficiale filtra né dallo staff dello Speaker né dal Pentagono. Quello su cui nessuno nutre dubbi è la sfida sul piano
6/n logistico e della sicurezza che il Dipartimento di Difesa si troverebbe ad affrontare. Non solo per garantire l'incolumità del secondo nella linea di successione presidenziale alle spalle della vicepresidente Harris - non dimentichiamo che Pechino, nei giorni precedenti alla
7/n visita di Pelosi, minacciò di alzare in volo i propri caccia - ma anche per valutare quale sarà la risposta della Cina a quella che viene considerata a tutti gli effetti come una "provocazione domestica". Si limiterà ad intensificare le esercitazioni nello Stretto? Oppure
8/n sceglierà di opporre una resistenza più muscolare, indicando in via preventiva conseguenze - credibili - alla mossa statunitense?
Lo scopriremo insieme. Nel frattempo osserviamo quanto segue: Kevin dopo Nancy, insomma, un repubblicano dopo una democratica, senza soluzione di
9/n continuità. Perché la geopolitica, fatta bene, non è questione di colori.
Ps: sembra che McCarthy ci abbia preso gusto. Dopo le "notti insonni" per l'elezione dello Speaker più folle degli ultimi 164 anni torna protagonista. Sintonizziamo fin da ora il nostro fuso orario su
10/n Taipei!
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1/n Ho cerchiato la data di oggi sul mio inseparabile taccuino.
Penso che questo 24 gennaio abbia posto le basi per segnare una svolta nella guerra in #Ucraina.
Gli ultimi dettagli relativi alle forniture di #Leopard e #Abrams che #Germania e #USA sono pronti ad inviare a #Kyiv
2/n sono clamorosi.
Sì, avete letto bene: dopo settimane di pressioni internazionali, secondo "Der Spiegel", Berlino si sarebbe decisa non solo a rimuovere il veto di esportazione sui propri carri armati, ma anche a concedere all'esercito ucraino quelli in dotazione alla
3/n Bundeswehr.
La tempistica di questa scelta non è un dettaglio, attenzione. Il fatto che la Germania abbia esitato - eufemismo - a concedere il suo via libera dice molto del perché gli Stati Uniti siano storicamente diffidenti nei confronti dei tedeschi, perché temano di
L'amministrazione #Biden avrebbe intenzione di inviare "un numero significativo" di carri armati #Abrams M1 in #Ucraina. L'annuncio potrebbe arrivare già questa settimana.
2/n Secondo funzionari statunitensi citati dal WSJ, la decisione di Washington sarebbe parte di una più ampia intesa diplomatica con la #Germania, con Berlino a quel punto pronta ad inviare un numero minore di propri carri armati #Leopard2 e a rimuovere il veto nei confronti
3/n della coalizione di nazioni che - #Polonia in testa - stanno aspettando il semaforo verde per esportare a #Kyiv i tank di fabbricazione tedesca.
Se la Casa Bianca finora ha rifiutato di commentare, è un alto funzionario tedesco a confermare che la questione è stata oggetto di
1/n L'intervento de-fi-ni-ti-vo sulla guerra in #Ucraina lo ha firmato un signore nato a New York, già sindaco di Londra, amante della storia di Roma, estimatore di Churchill, già inquilino di Downing Street, protagonista di una vita sregolata, accreditato di innumerevoli difetti
La stampa italiana - chissà come mai - ha pressoché totalmente ignorato il suo ultimo editoriale sul Daily Mail. A rimediare ci pensa, con orgoglio, questo Blog.
"Venite con me nel fango ocra del cimitero di
3/n #Bucha, oltre la chiesa di Sant'Andrea crivellata di colpi. Soffermatevi sulle tombe di alcuni dei 416 abitanti di questa città - di cui 9 bambini - che sono stati fucilati dai russi con l'intento di terrorizzare gli altri. Guardate le foto dei loro corpi, con le mani legate
1/n Stanno iniziando a parlare il segretario generale #NATO, Jens #Stoltenberg, e il ministro della Difesa tedesco, Boris #Pistorius.
Grande aspettative su questo incontro: fortissimo pressing alleato su Berlino affinché rimuova il suo veto alla consegna di #Leopard all'#Ucraina.
2/n Secondo gli esperti militari dell'International Institute for Strategic Studies occorrono almeno 100 di questi formidabili carri armati per sortire un effetto concreto dove più conta: sul campo di battaglia. Non si tratta, insomma, di avallare un gesto simbolico, ma di
3/n provare a ribaltare le sorti della guerra.
E proprio 100 sono i Leopard che 12 Paesi avrebbero accettato di fornire a #Kyiv secondo un alto funzionario ucraino che ha parlato in esclusiva con ABC News. La "coalizione dei Leopard" si è formata a margine del vertice di
2/n #Vucic: "Abbiamo visto tutti la prima versione del piano franco-tedesco, ma temo che nessuno volesse parlare del contesto e di ciò che la #Serbia sta affrontando. Le circostanze geopolitiche sono cambiate. C'è un grande nervosismo".
3/n 🚨🇷🇸 #Vucic: "L'Europa è di fatto in guerra. Non c'è tolleranza. Vogliono che tutto sia come vogliono nel loro "cortile", e i #Balcani occidentali sono il loro cortile. Stanno cercando una soluzione immediata".
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Sembra che ad un certo punto, amareggiato e innervosito dall'esito del colloquio con i "Big Five", il presidente serbo #Vucic abbia messo sul tavolo, davanti ai membri del suo partito, perfino le proprie dimissioni. "Se qualcuno pensa ed è in grado di fare meglio", ha
2/n scandito dinanzi ai colleghi del Partito Progressista Serbo che gli chiedevano di respingere "l'ultimatum" occidentale sulla questione del #Kosovo, allora "sono pronto a farmi da parte". E "se la popolazione rifiuta i negoziati, e se qualcuno pensa che dovremmo distruggere
3/n economicamente il Paese", allora "lascerò la guida a chi è più intelligente di me".
Bastano queste indiscrezioni a raccontare il clima respirato in #Serbia, dove proprio in questi minuti è in corso una sessione del governo alla presenza dello stesso Vucic.