🚨🇮🇹🇱🇾 1/n Attenzione a quanto sta accadendo in #Libia in questi minuti. Nel giorno della visita di Giorgia #Meloni a #Tripoli, decine di manifestanti prendono d'assalto la sala di controllo della Mellitah Oil & Gas, società libica che collabora con #Eni chiedendo di tagliare le
3/n Fonti del comparto petrolifero della Mellitah Oil and Gas Complex: la pressione del #gas verso l'#Italia dal gasdotto #Greenstream è stata diminuita del 50%.
4/n Il dimezzamento di cui sopra è il risultato di una trattativa con i manifestanti, ancora in corso. steadyhq.com/it/dangelodario
Ps: grazie di cuore a chi si sta informando su questo Blog. Vi ricordo che per proseguire nella mia attività è fondamentale che vi iscriviate.
5/n In Italia NESSUN sito o giornale parla di questa storia. Eppure in gioco c'è una cosa chiamata "interesse nazionale".
6/n Ricordo che proprio oggi a #Tripoli è stata siglata un'intesa fra #Eni e #Noc (National Oil Corporation) da 8 miliardi di dollari: obiettivo aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico e garantire l'esportazione di volumi in Europa.
7/n Difficilissima la ricerca di informazioni su quanto accade in #Libia. In questo momento si parla di decine di persone del settore petrolifero che reclamerebbero dei posti di lavoro. Questa la versione di "The Lybia Observer".
Quale che sia la matrice di questo evento, il
8/n fatto che accada nel giorno in cui il governo mette a segno un "deal" di rilievo sul fronte energetico rende ancora più evidente la grande debolezza della politica estera italiana in Libia: l'assenza di uno strumento militare in grado di garantire l'interesse nazionale.
9/n Possiamo firmare tutti gli accordi che vogliamo, celebrarli - com'è giusto - con tutte le fanfare del caso. Ma cosa succede se un bel giorno (pessimo, per noi) il mercenario di turno decide di romperci le uova nel paniere per ben figurare agli occhi del potente di turno?
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1/n Dopo aver visionato in anteprima "#Putin Vs the West", in onda questa sera sulla BBC, posso dire che l'anticipazione sulla telefonata intercorsa fra #BorisJohnson e Vladimir Putin è solo una - e nemmeno la più fragorosa - delle bombe giornalistiche di cui oggi i cittadini del
2/n Regno Unito potranno godere in prima serata.
Il documentario è di fatto una ricostruzione storica attraverso il metodo del "dietro le quinte", un susseguirsi di retroscena raccontati dai protagonisti che mette sotto la lente di ingrandimento gli avvenimenti e le negoziazioni
3/n che hanno condotto fino all'odierna situazione tra #Russia e #Ucraina.
La prima delle tre puntate della serie prende le mosse dall'#Euromaidan e arriva fino alla firma degli accordi di #Minsk, ma per rendere chiaro quanto la cronaca sia strettamente collegata alla storia di
1/n Alle 21 di Londra, le 20 italiane, la BBC manderà in onda "#Putin Vs the West", documentario straordinario dedicato a Vladimir Putin e alle sue relazioni con il leader internazionali. Ma un'anticipazione dedicata alla telefonata intercorsa fra il leader del Cremlino e Boris
2/n Johnson sta già facendo discutere.
I fatti: l'ex primo ministro del Regno Unito ha dichiarato di aver ricevuto - prima dell'invasione - una minaccia da parte del presidente russo.
Essa ha avuto luogo in quella che viene descritta come una "lunghissima" telefonata nel
3/n febbraio 2022.
In risposta all'avviso di Johnson, secondo cui la guerra sarebbe stata per la #Russia una "catastrofe totale", Vladimir Putin rispose che "gli sarebbe bastato un minuto".
Come contestualizzare questa frase? Johnson ha ricostruito il colloquio, sostenendo di
1/n Il memorandum confidenziale redatto da Mike Minihan, alto generale dell'aeronautica USA, è da intendersi come un inquietante memento.
Mai un comandante militare del suo livello si era spinto ad azzardare uno scontro tanto ravvicinato tra Stati Uniti e Cina, indicando nel 2025
2/n la data di un possibile, se non addirittura probabile, conflitto.
Nel documento riservato ottenuto da NBC News e visionato dal Financial Times, l'attuale vertice dello US Air Mobility Command si rivolge ai suoi superiori trasferendo il senso del dramma di cui è ambasciatore.
3/n "Spero di sbagliarmi - scrive - Il mio istinto mi dice che combatteremo nel 2025".
Ma le valutazioni di un uomo come Minihan non si basano soltanto sui suoi umori. Il generale vede un allineamento dei pianeti, intesi come "la squadra di Xi, la logica e l'opportunità".
🚨🇺🇦RETROSCENA 1/n Pochi giorni a Natale. Volodymyr #Zelensky viene ricevuto da Joe #Biden alla Casa Bianca. Per il primo viaggio all'estero dall'inizio dell'invasione russa, il presidente ucraino ha fissato l'asticella molto in alto. Il leader del mondo libero lo ascolta
2/n attentamente all'interno dello Studio Ovale, così come ha fatto per giorni e giorni al telefono, ormai da quasi un anno. Ma guardarsi dritto negli occhi è altra cosa. E forse nemmeno il navigato presidente USA si aspetta di ricevere quella richiesta. Sa che l'Ucraina ha
3/n urgente bisogno di un salto di qualità nel sostegno alla sua causa, di armi più potenti, ma quando Zelensky chiede la consegna di missili a lungo raggio e carri armati, la questione cambia.
Sulla prima richiesta il "no" americano è netto: le assicurazioni di #Kyiv non bastano
🚨🇮🇱 #Israele. Almeno cinque persone uccise in una sparatoria nel quartiere di Neve Yaakov a #Gerusalemme. Tensione alle stelle.
2/n L'assalitore avrebbe preso di mira una sinagoga. Il bilancio delle vittime è in aumento: Channel 12 parla di 8 morti. Il terrorista sarebbe stato "neutralizzato".
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In capannoni come questi, nella contea di Greenville, South Carolina, si lavora già alla prossima svolta della guerra in #Ucraina. #LockheedMartin, azienda fornitrice numero uno negli Stati Uniti per il settore difesa, sta aumentando la produzione di aerei da
2/n combattimento #F16. E non per caso.
Contattato dal Financial Times, Frank St. John, chief operating officer di Lockheed Martin, ha infatti svelato l'esistenza di "molte discussioni" sul trasferimento di F-16 all'Ucraina da parte di Paesi terzi. In un meccanismo simile a
3/n quello che ha visto Berlino bloccare per settimane la cessione dei #Leopard a #Kyiv, l'amministrazione USA ha infatti a sua volta potere di veto sulla cessione di caccia di fabbricazione americana. Ma nel caso in cui la Casa Bianca desse semaforo verde, l'azienda