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Johannes Bückler @JohannesBuckler
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Il 25 aprile 1992 il Parlamento cominciò a riunirsi senza sapere da che parte girarsi. Per prima cosa confermò Giovanni Spadolini alla presidenza del senato e nominò Osca Luigi Scalfaro a quella della camera. Scalfaro non andava molto d'accordo con il presidente Cossiga.
All'indomani della elezione di Scalfaro, Cossiga si dimise, mandando a gambe all'aria i primi strusciamenti fra i partiti per la formazione della nuova coalizione. D'altronde ci voleva un Presidente nella pienezza dei poteri per affidare a qualcuno la formazione del governo.
A questo punto i pronostici davano favorito Forlani, che aveva l'appoggio dei quattro partiti di maggioranza. Ma era una candidatura insostenibile. I pattisti di Segni, fautori del rinnovamento, dissero subito che quel nome non lo avrebbero votato mai.
Il quadripartito gettò lo stesso Forlani nell'arena delle votazioni, ma il parlamento non ne volle sapere. E tutto tornò in alto mare. Il 22 maggio, il Sole 24ore propose la candidatura di Carlo Azeglio Ciampi che suscitò molte lodi e molta diffidenza.
Il 23 maggio la situazione di stallo si sbloccò. A sbloccarla l'uccisione del giudice Giovanni Falcone. Due giorni dopo il parlamento capì che dovevano dare una guida al paese. Che lo spettacolo che la politica stava mostrando da un mese era disgustoso. Toccò quindi a Scalfaro.
Nominato Scalfaro potevano fare il governo. Si fece avanti Mario Segni, ma l'autocandidatura fu lasciata cadere. Un democristiano era salito al Quirinale, quindi Craxi pensò: "Voglio vedere chi mi dice che non posso tornare a Palazzo Chigi". Craxi quindi candidò Craxi. Si ostinò.
La Democrazia Cristiana prese tempo. Non era contraria, ma il quadripartito era troppo fragile. Pds e Pri storsero il naso. Mentre discutevano la Banca d'Italia fece i conti: era necessaria una manovra di 90.000 miliardi in 18 mesi, 60mila nel '93 e un acconto di 30mila nel '92.
Non solo la Banca d'Italia stava facendo i conti, ma pure la magistratura di Milano.Dietro ad ogni commessa, ad ogni appalto, ad ogni fornitura, stava scoprendo decine di miliardi di tangenti. Improvvisamente finirono sotto accusa i due intoccabili di Craxi, Tognoli e Pillitteri
La candidatura di Craxi divenne insostenibile. Si arrese, ma voleva un suo uomo alla guida del governo. Diede un bigliettino a Scalfaro con tre nomi Amato, De Michelis e Martelli. Negli stessi giorni finiva sotto in chiesta il democristiano ai Lavori Pubblici Prandini.
Amato raccolse il testimone del risanamento economico. Fuori dalla porta lo aspettava un nuova figura, strana, particolare, che si aggirava al momento con fare felpato. Amato non fece a tempo a giurare nelle mani di Scalfaro, che"il cattivo speculatore" aveva già aperto il fuoco.
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