Le motovedette italiane, quella della Guardia di Finanza, la "Gf 106" e quella della Capitaneria di porto, la "Cpp 282" sono appena rientrate dalla missione. Erano impegnate in altre operazioni, quando è arrivato l'ordine di andare a soccorrere tre imbarcazioni in mezzo al mare.
E loro avevano obbedito. E avevano tirato a bordo uomini, donne incinte e bambini. Molto di loro stavano malissimo. Alcuni con gravi ustioni, ma quelle che preoccupavano di più erano le donne incinte. Senza cure da chissà quanto tempo.
“Li avevamo tranquillizzati. E poi quell’ordine. Mentre loro continuavano a ringraziarci, noi avevamo l’obbligo di eseguirlo quel maledetto ordine. Riportarli indietro. E il nostro cuore è diventato piccolo piccolo. Li stavamo riportando nell’inferno da dove erano venuti”.
“Durante il viaggio si erano messi a pregare. Chi Dio, chi Allah, per averli risparmiati dal deserto, dalle torture e dalla difficile navigazione. Ma si sbagliavano. Dopo qualche tempo ci chiesero perché ci volesse così tanto tempo per arrivare”.
“E’ stato all’alba che hanno capito. Che li avevamo riportati indietro. Avevano navigato con i barconi per cinque giorni, senza cibo e senza acqua. Non ebbero nemmeno la forza di ribellarsi, piangevano tutti, le donne con i figli al petto. Lacrime di disperazione
"Vederli scendere ci ha ferito tantissimo”. Ci gridavano: "Fratelli italiani aiutateci, non ci abbandonate". "Li abbiamo lasciati lì, al porto dove i militari li aspettavano. Le donne venivano separate dagli uomini e portate via. Non abbiamo mai saputo che fine abbiano fatto".
È l'ordine più infame che abbia mai eseguito. Non ci ho dormito al solo pensiero. Ci urlavano: "Fratelli aiutateci". Ma non potevamo fare nulla, gli ordini erano quelli di riportarli in Libia e l'abbiamo fatto. Non racconterò ai miei figli quello che ho fatto, me ne vergogno".
Era il 2009. E questo il racconto dei militari delle motovedette italiane che avevano riportato in Libia alcuni migranti.
Un "successo", lo definì il ministro Maroni.
Fu altro per i marinai delle motovedette.
Un "successo", lo definì il ministro Maroni.
Fu altro per i marinai delle motovedette.
