Domenica ho discusso della crescita del potere di acquisto delle famiglie, portando come esempio Francia e Italia. Tra le tante domande che ho ricevuto, una aveva come oggetto non la crescita media, ma lungo la distribuzione del reddito. #3D
Per il prossimo libro sulla classe media, ho calcolato la crescita del potere di acquisto, in media annuale, dal 2005 al 2015, con i contributi in punti percentuali delle diverse componenti: redditi di mercato, tasse, trasferimenti sociali.
Questa tabella mostra i risultati per le tre classi di reddito, bassa media alta. È molto interessante perché sfata diversi luoghi comuni, e chiarisce le idee sui fatti salienti e le diverse politiche economiche messe in campo dai principali paesi nell’ultimo decennio.
Come si può notare in Francia la crescita del reddito disponibile è simile per tutte le classi, come in US. Non è eccezionale. Ovviamente i contributi sono diversi.
In US, per la classe alta l’aumento implicito delle tasse ha eroso potere di acquisto, mentre la crescita dei trasferimenti per la classe bassa ha compensato una crescita nulla dei redditi di mercato. In Francia invece le tasse hanno pesato negativamente per tutti i contribuenti.
In Italia, esiste polarizzazione nella decrescita. La classe alta e quella bassa di reddito hanno sperimentato decrescite consistenti nel potere di acquisto, del 2.5 e 3.3%, rispettivamente. La classe media sebbene, in difficoltà, ha avuto una decrescita inferiore.
La cosa interessante è che le tasse hanno giocato un ruolo positivo per le due classi estreme, ma non riuscite a controbilanciare una caduta paurosa del reddito di mercato e minori trasferimenti sociali per la classe bassa, che ha totalmente compensato effetto fiscale.
E la classe media? La classe media italiana, che poi rappresenta il 70% delle famiglie, è la grande dimenticata, anche perché come detto la decrescita del potere di acquisto, seppur enorme, è inferiore alle altre due classi.
Interessante anche il caso tedesco, con pattern di ineguaglianza che cresce, soprattutto nella prima parte della distribuzione del reddito disponibile che cresce meno delle altre due, ma in un contesto dinamico di aumento generale del potere di acquisto delle famiglie.
E infine la Gran Bretagna che con le sue svalutazioni reali continue è riuscita nell’impresa di far stare peggio tutti. Ma anche questo lo sappiamo, giusto? Non ce lo deve spiegare un oscuro prof di Pescara
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