Thread by @EntropicBazaar

[Considerazioni di Arturo] Chi solleva tale obiezione, che chiaramente non può che presupporre il multitudinarismo negriano, dimentica sempre che la classe *non è una comunità*: è una condizione alienata, sperabilmente superabile.

https://twitter.com/montagnadelsap1/status/1110576366121111552

E a quel punto l'implicito presupposto individualista si svela.
Vi si intravede il mito di quello che Castoriadis chiamava "il soggetto assoluto", ossia dotato di una perfetta autotrasparenza storico-sociale.

Ma se l'alienazione si dà nella storia, non è la storia stessa: "Essere storico significa non poter mai risolversi totalmente in autotrasparenza." (Gadamer, Verità e metodo).

In effetti Marx non ha mai definito in sé alienante la nazione e se ha parlato di fine e scomparsa dello Stato non ha fatto lo stesso con la nazione. Usava il termine come sinonimo di "popolo" e non gli associava alcun particolare dramma, anzi, la considerava un'ovvietà;

quel che contava era il contenuto sociale dei vari programmi politici nazionali, perché, guarda un po', il suo nemico era il capitalismo, non la nazione.

Detto ciò Arturo consiglia vivamente a chi volesse approfondire questo libro: versobooks.com/books/2672-rea…

Da cui una citazione: «They [Marx ed Engels] judged the merits of nationalist or internationalist policies in terms of their specific programmatic content, not according to an abstract, cosmopolitan model of working-class unity.»

«The ‘nationalizing’ of internationalism was desirable, moreover, in so far as it involved a growing recognition of the practical interdependence of local and external needs.»

«As in 1848, Marx continued to advocate an interest-based conception of working-class internationalism, treating nationally localized interests as the building-blocks of any effective cooperation between the workers of different countries.»