Thread by @JohannesBuckler

#MdT 1938 – Mi chiamo Gerda Blachmann, figlia unica di genitori ebrei.
Mio padre lavora come venditore in una grande azienda di ferramenta e materiali da costruzione. Una vita tranquilla? Direi proprio di no.

Avevo 15 anni, quando con papà avevo visto le conseguenze di un pogrom. Avevano distrutto sinagoghe e cimiteri ebraici; devastato i luoghi di aggregazione della comunità ebraica, oltre a migliaia di negozi e case private. Avevo avuto paura. Tanta paura.

#MdT 13/05/1939 – Amburgo. Oggi sono in partenza. La mia famiglia ha ottenuto finalmente i visti per entrare a Cuba. La nave sta per salpare.
A bordo ci sono 937 passeggeri, quasi tutti ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste.
La nave che sta per salpare è il St. Louis.

"Ero felice di partire. C'era molta euforia sulla nave".
Ma c’era una cosa che non sapevamo alla partenza.
Il presidente cubano Federico Laredo Bru aveva revocato, solo una settimana prima che la nave salpasse, tutti i visti di ingresso rilasciati di recente.

Così noi tutti diventammo vittime di aspre lotte intestine all'interno del governo cubano.
Cinque giorni prima che il St. Louis salpasse da Amburgo, a Cuba c’era stata una grande manifestazione per "combattere gli ebrei fino a quando l'ultimo non verrà cacciato”.
A Cuba.

#MdT 27/05/1939 – Il St. Louis è arrivato nel porto a L'Avana.
Capisco subito che qualcosa non va. Le autorità hanno fatto scendere solo 29 passeggeri. 22 ebrei, 4 cittadini spagnoli, due cubani e un passeggero che ha tentato il suicidio.
Che hanno portato in ospedale.

Cuba aveva promulgato il decreto legge numero 55, che stabiliva due categorie differenti di persone "richiedenti visto" a Cuba: Il turista e il rifugiato. Con una differenza.
Ad un rifugiato veniva richiesto, per ottenere il visto, un pagamento di $500, mentre ad un turista no.

Non capivo. Pretendere soldi per salvare vite umane? Com'era possibile.
Eravamo rimasti 907 passeggeri in attesa dei visti d'ingresso (un passeggero era morto per cause naturali durante il tragitto).
Ma il governo cubano è irremovibile.
Non ci consente di sbarcare dalla nave.

Cercammo allora di raggiungere le coste degli Stati Uniti, ma venimmo respinti una seconda volta. E poi una terza, quando anche il Canada si rifiutò di soccorrerci.
Dopo che Cuba ci aveva negato l'ingresso, la stampa aveva informato il mondo intero.
Inutilmente.

E così riprendemmo la via del ritorno. Io piangevo disperata. Come molti.
Il capitano, il tedesco Gustav Schröder, fece di tutto per proteggerci.
Si rifiutò di restituire la nave alla Germania e fu allora che i governi europei trovarono una soluzione.

Il 17 giugno 1939 arrivammo ad Anversa.
Il Regno Unito accettò di accogliere 288 passeggeri. I restanti 619 finirono in Francia (224 persone), Belgio (214) e Paesi Bassi (181).

Quanti di quei passeggeri si salvarono?
Secondo Il museo “United States holocaust memorial” morirono nei campi di concentramento 254 persone (Auschwitz e Sobibor), fra cui molti bambini.
Si potevano salvare tutti.
Sarebbe bastato aprire almeno un porto a Cuba, Usa o Canada .

So che nel 1993 il capitano tedesco Gustav Schröder è stato nominato come "Giusto tra le nazioni" al memoriale dell'Olocauso come riconoscimento per il suo eroismo nel trovare rifugio per i suoi passeggeri del St. Louis.

E io, Gerda Blachmann?
Mi salvai. Con mia madre.
Travestite da contadine e guidando un carro da fieno riuscimmo a varcare il confine franco-svizzero.
Arrestate dalle guardie di confine svizzere fummo internate in un campo profughi.

Dove rimanemmo 2 anni lavorando a Berna in una fabbrica di camicie.
Nel 1948 siamo poi emigrate negli Stati Uniti.
Cosa ricordo ancora oggi dell’esperienza del St. Louis?
Continuo a ricordare le parole che mia madre mi ripeteva in ogni momento per tranquillizzarmi.

"Dobbiamo aggrapparci sempre alla speranza. Qualcosa succederà. Non ci lasceranno marcire nell’oceano. Tranquilla. Non ci lasceranno marcire nell’oceano".