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C’era una volta, nell’anno del Signore 1284, una cittadina di nome Hameln, in Bassa Sassonia.
Gli abitanti erano infelici, stanchi, confusi, a causa di migliaia di topi che avevano invaso la città.
Inutili le continue proteste nella piazza sotto le finestre del borgomastro.
Il sindaco, alle prese con i topi che scorrazzavano pure nel suo studio, non sapeva cosa fare.
Quando si presentò al suo cospetto uno strano uomo con una giacca tutta colorata.
“Sono un disinfestatore di ratti” disse.
"Datemi una somma di denaro e io vi libererò dai ratti".
Al sindaco non parve vero di poter risolvere l’annoso problema.
Tentar non nuoce, pensò.
Si accordò sulla somma di denaro e gli affidò l’incarico.
L’uomo uscì dal municipio, si incamminò verso una fontana, estrasse un flauto e iniziò a suonare una melodia.
Incredibile a dirsi, i topi iniziarono a radunarsi intorno a lui. Prima centinaia, poi migliaia, ammaliati da quella musica.
Quando l’uomo ebbe la sensazione che tutti i topi fossero intorno a lui, si alzò, e senza mai smettere di suonare si incamminò verso il fiume Weser.
Una volta arrivato l’uomo entrò nel fiume.
I topi lo seguirono in acqua e annegarono tutti.
In pochi minuti la città era stata liberata dai topi.
L’uomo tornò allora dal borgomastro per riscuotere il compenso del proprio operato.
Ma il politico rinnegò l’accordo verbale raggiunto col suonatore e si rifiutò di pagarlo.
Il pifferaio se ne andò maledicendo la città.

Ma ritornò qualche giorno dopo.
Questa volta aveva un’altra divisa e uno strano cappello rosso in testa.
Di nuovo prese a suonare il piffero.
Ma questa volta dalle case non uscirono topi, bensì ragazzi e bambini.
Il più piccolo aveva tre anni, la più grande era la figlia del sindaco.
Tutti i bambini seguirono il pifferaio. L’uomo li condusse alla montagna e lassù tutti scomparvero.
Una bambinaia, che aveva visto ogni cosa, andò a raccontare l’accaduto in città.
I genitori, col cuore infranto, corsero sino alle porte di Hameln in cerca dei loro figli.
Le madri piangevano disperatamente. Messaggeri partirono per mare e per terra, in ogni luogo, per cercare i loro bambini
Niente. I bambini erano scomparsi nel nulla. Centotrenta per la precisione.
Ma non tutti i bambini. Tre di loro si erano salvati.
Si erano salvati perché erano arrivati tardi.
Uno perché era cieco. Aveva raggiunto tardi il pifferaio, ma non poteva mostrare il luogo.
L’altro era muto. Era arrivato tardi, ma non poteva raccontare dove erano andati i bambini.
Il terzo era arrivato dal pifferaio in camicia
E aveva pensato di tornare a casa a prendersi la giacca.
Una volta ritornato sul luogo i bambini erano già scomparsi.

E qui finisce la storia del pifferaio magico. La storia di 130 bambini scomparsi da una cittadina amministrata da un sindaco taccagno e imbroglione.
Cosa c’è di vero in questa leggenda?
I fatti accaduti ad Hameln il 26 giugno del 1284 sono la base per una fiaba dei Fratelli Grimm.
Però di quei 130 bambini esiste un’iscrizione affissa nel muro di una casa della città di Hameln, risalente al 1600 circa.
La rilevanza e veridicità dell’episodio ci viene non tanto dall’iscrizione, realizzata oltre 300 anni più tardi, ma dalla vetrata di una chiesa, ubicata nella piazza del mercato.
Le ipotesi di cosa possa essere accaduto sono molteplici.
Forse bambini portati in montagna per evitare il contagio.
Forse bambini costretti a lasciare la città per una nuova Crociata dei Fanciulli.
Oppure i bambini furono protagonisti di una migrazione di massa verso l’Est Europa o vittime di un incidente.Forse annegati nel fiume Weser
Insomma. Non c’è niente di certo.
Ma, come sempre accade, anche questa fiaba ha una sua morale.
Quella di stare lontani dai pifferai magici.
O nel caso pagarli.
Magari con titoli di Stato di piccolo taglio.
Ricordando, comunque, che tutto nasce da una leggenda.
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