Piccole ostilità incontrate anche all’interno tra i miei colleghi ed alcuni superiori che a più riprese hanno cercato di rispedirmi per strada. Il sostegno psicologico di cui avevo bisogno mi venne riconosciuto soltanto dieci anni più tardi
“A Milano avevo vinto un concorso. Ero venuta per amore. Due mesi dopo quel fatto lui mi aveva lasciata.
Vivevo di farmaci. Stress da panico".
Rimasi traumatizzata quando vidi il mio compagno di pattuglia Alessandro volare via, lontano 25 metri.
Rimasi illesa. Ma solo nel fisico.
Una serata come tante.
Alessandro era nato a Gandino in provincia di Bergamo.
Aveva trascorso l'infanzia con il padre Agostino, sarto, e la mamma Elisabetta Moro.
Due ragazzi ci avevano fermati indicando un'auto parcheggiata da cui usciva del fumo biancastro.
"Potete rilevare la targa?" ci chiesero dalla centrale.
"No", rispose Alessandro.
"Allora lasciate stare" ci dissero.
Per non dimenticare Alessandro, Carlo, Sergio, Stefano e Driss
Ma anche per non dimenticare Cosa Nostra.
Che non è stata ancora sconfitta.
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