Vive con la mamma Bianca e quattro fratelli, Lella 18 anni, Paolo di 15, Loredana di 13 e Cristina di 5.
Studia a Varese che raggiunge ogni giorno con l’autobus. Fino alla fermata ci va però in bicicletta e la lascia lì, in attesa del ritorno.
Inforca la bicicletta che è parcheggiata nei pressi del bar Sauro.
La sua casa è in periferia. Si avvia spedito. Non vede l’ora di arrivare a casa. Sono solo un paio di chilometri
Veniva dall'Olanda, caricata su un elicottero nella speranza che da lassù il potere divinatorio di una maga svelasse un mistero.
La prova dell'enorme dolore che impediva di procedere secondo ragione.
E tra loro i rapitori di Emanuele.
Suo fratello Enzo, amico di Emanuele, era dipendente della fabbrica del padre.
Disse che Emanuele era morto subito.
Tra le macerie di un cantiere dopo che la dentiera, andatagli di traverso, l’aveva soffocato durante il trasporto.
A un padre, a una madre e ai quattro fratelli fu inflitta la pena suprema: non poter posare un fiore su una tomba.
Ebbero inoltre un altro grande dolore.
Quando Emanuele fu ucciso una seconda volta.
Si pentì, denunciando i compari.
Ha scritto un libro "Ammazzare stanca".
Perché "...dopo aver fatto una grande abbuffata di pietanze criminali non sono riuscito a digerirle fino in fondo".