Thread by @marcocanestrari

In Italia il problema non è (solo) la strategia di risposta alla pandemia o il sito dell’INPS. L’intero Paese è il sito dell’INPS.
Si pretende di affrontare il XXI secolo con logiche, forma mentis, riferimenti culturali, valori superati e inadeguati. 1/n

Beninteso, non tutti e non dappertutto. C’è tanta, davvero tanta, eccellenza in ogni settore. Quello che manca è il patrimonio comune di consapevolezza di quanto veloce corra il mondo. Di quanto sia già oltre rispetto al futuro che l’Italia si aspetta i prossimi 5 anni. 2/n

Non parlo di tecnologia, ma di capacità manageriale, organizzativa, di resilienza, velocità di adattamento, pianificazione. Tutto sembra sempre lasciato al caso. Intanto procediamo, se ci son problemi si risolvono in corsa. Non si sopravvive a questo secolo così. 3/n

Chi pianifica, si porta avanti ed è pronto viene, in tempi di pace, spesso deriso. In tempi di crisi, come questo, insultato, additato come sciacallo se si permette di affrontare la tempesta attrezzato, magari uscendone meglio di quando c’era entrato. Così non va. 4/n

L’Italia, a mio parere, deve fare pace soprattutto col successo. E poi coi soldi, che se guadagnati onestamente sono il metro di valutazione del successo. C’è il costante rumore di fondo di una società convinta che il successo di uno dipenda dal fallimento di un altro. 5/n

Dunque, il primo deve sentire il senso di colpa per la situazione del secondo. No, non va affatto bene. Non si cresce, culturalmente, come comunità, in questo modo. Non si può continuamente rifiutare il feedback bollandolo come insulto antipatriottico. 6/n

Non si può continuare a pretendere che le competenze si mettano al servizio di tutti senza il giusto corrispettivo economico. E non per ridicole questioni di principio: semplicemente perché non funziona. I soldi non sono lo sterco del diavolo. 7/n

I soldi sono la ricompensa per la professionalità e l’incentivo al miglioramento. E, sì, ha ragione Gordon Gekko: l’avidità è giusta. Potete anche sbattere la testa per mandarmi a quel paese, ora, ma non cambia nulla. Il sistema continuerà a non funzionare. 8/n

Se non si recupera un rapporto sano coi soldi e il successo, e l’insuccesso, non cambierà nulla. Nulla. A nessuna persona di successo piace lavorare per una comunità che lo disprezza. Nessuna comunità può fare a meno delle eccellenze. È un mondo troppo complesso. 9/n

Bisogna riconoscere che ci sono persone più brave di noi in ogni settore, individuarle, metterle nelle migliori condizioni possibili per coltivare e sfruttare al meglio i loro talenti. E sì, se serve riempirle di soldi per aiutarci a governare e capire questa complessità. 10/n

Perché se non rompiamo l’incantesimo dell’invidia sociale, questo propellente continuerà ad alimentare i motori dei Trump, dei Salvini, dei Di Maio e dei Casaleggio. Persone che pur di avere successo mettono a frutto l’unico talento di cui sono dotate: la spudoratezza. 11/n

E no, non c’è un limite etico oltre il quale si guadagna “troppo”. Semmai c’è un limite etico collettivo se c’è qualcuno che non trova posto nella società. Quella è la stortura. Va ribaltato il racconto. Non si può perdere tempo a prendersela coi CEO e le aziende. 12/n

Non serve. Non porterà mai a niente. I ricchi ci saranno sempre, in ogni società. Ci sarà sempre qualcuno più bravo a capire come adattarsi meglio al sistema. Succede nelle democrazie e nelle dittature. È la povertà che va estirpata, non la ricchezza. 13/n

Ci vogliono più persone in grado di capire il mondo, perché lo vivano meglio, non meno. Ascensori sociali che vanno verso l’alto, non verso il basso. L’Italia è diventato un posto invivibile per molti che hanno talento. Non tutti, c’è chi ammirevolmente resiste. 14/n

Ma non si può contare sulla buona volontà di chi sopporta un clima irrespirabile, ostile alle competenze e al successo. Non durerà a lungo. 15/15

(PS. Quando catechizzo la nazione con questi lunghi thread ho sempre molto successo. Sospetto di essere un vero cialtrone da combattimento.)