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George #Friedman è forse il più importante analista di geopolitica al mondo.
Nel suo ultimo intervento, da leggere, rileggere, studiare, si domanda: "Cosa sta pensando la #Russia?".
A porsi questo quesito sono ogni giorno i leader occidentali e i loro strateghi.
2/n Perché se è chiaro il motivo per cui la guerra è iniziata, lo è meno il punto in cui essa potrebbe approdare.
Friedman spiega: "Mosca voleva profondità strategica". Traduco: voleva usare l'#Ucraina come Stato-cuscinetto, iato fra sé e la #NATO. Da allora però, scrive
3/n l'analista, "nulla di ciò che la #Russia ha fatto è stato chiaro". Pensiamo alle sconfitte subite dall'esercito 🇷🇺in questi mesi. Tutti conosciamo il detto: "Ha perso una battaglia, non la guerra". Il ragionamento è il seguente: in un conflitto è fisiologico incappare in
4/n alcune battute d'arresto. Eppure "Mosca si comporta come se le sfide che deve affrontare fossero una sorpresa". Questo punto è cruciale, perché ha a che fare con l'inizio (e forse la fine) della guerra: "L'aspettativa della Russia era che l'esercito ucraino si sarebbe
5/n frammentato e quindi non sarebbe stato in grado di opporre molta resistenza. Mosca pensava che l'Ucraina credesse lo stesso". Secondo Friedman, però, "il fatto che il Cremlino si sia sbagliato non è il problema fondamentale. Il problema fondamentale è che la struttura di
6/n comando russa, a partire dai vertici e da Vladimir #Putin, non ha modificato la sua aspettativa. Una forza d'invasione dovrebbe partire dal presupposto di avere a che fare con un nemico potente e motivato e di doversi preparare a una guerra dura".
7/n Un altro errore di valutazione è stato credere che gli Stati Uniti, dilaniati dalle loro divisioni politiche interne, non avrebbero offerto sostegno a lungo termine - e addirittura senza scadenza - all'Ucraina.
8/n A detta dell'analista geopolitico ad un certo punto è stato chiaro che "gli ucraini erano una forza combattente significativa e coerente ed era chiaro che gli USA non avrebbero limitato il loro sostegno, anche se i polacchi avevano intensificato l'addestramento degli ucraini.
9/n Allo stesso tempo l'intelligence tattica e strategica ha mappato le forze russe e ne ha anticipato le mosse. In molti casi, le forze ucraine sono state in grado di attaccare le forze russe nel punto più vulnerabile o di ritirarsi quando le offensive russe sono apparse troppo
10/n pesanti. È a questo punto che i russi avrebbero dovuto rivalutare le loro probabilità di successo".
Mosca, insomma, non ha saputo finora leggere la guerra, cambiare spartito, giocare le proprie carte migliori. Friedman ammette infatti che la #Russia
11/n conserva tuttora una potenza sufficiente ad impensierire l'Occidente, ma che proprio questa potenza dovesse essere "investita" al tavolo delle trattative, per ottenere una pace vantaggiosa nei negoziati. Friedman cita al riguardo un personaggio storico, il feldmaresciallo
12/n tedesco Gerd von Rundstedt. Dopo lo sbarco alleato in Normandia, al collega Keitel, capo dell'Oberkommando a Berlino, che al telefono gli chiedeva: "Cosa dobbiamo fare?", l'alto militare rispose con un secco: "Fate la pace, idioti!".
Questo avrebbe dovuto fare il Cremlino.
13/n E questo gli risulta impossibile fare, proprio per l'errore di lettura iniziale.
Scrive Friedman: "La parte più difficile di una guerra è terminarla senza vittoria. Gli Stati Uniti ci sono passati in Vietnam. Sono le guerre che sembrano facili quelle che a volte sono le più
14/n difficili da combattere e sempre le più complicate da abbandonare. Nessuno dubitava, né in #Russia né in America, che la Seconda Guerra Mondiale sarebbe stata lunga, difficile e forse persa. Né la Russia né gli Stati Uniti pensavano di poter perdere in #Afghanistan".
15/n Ora, conclude Friedman, "#Putin è responsabile perché è il Presidente. Ma lo stato maggiore e i servizi di intelligence condividono la colpa. Quello che è successo in #Ucraina è un crollo sistemico della leadership che ha condotto il Paese in una guerra mal interpretata,
16/n insistendo sul fatto che la vittoria è dietro l'angolo se si tiene semplicemente la barra dritta.
Guerre come questa di solito finiscono con morti politiche. Il Vietnam ha fatto la fine di Lyndon B. Johnson, la Seconda Guerra Mondiale dei regimi giapponese e tedesco. Ognuna
17/n di queste guerre è stata combattuta con la speranza che qualcosa potesse accadere. Non è mai successo. La domanda centrale è: cosa fa pensare alla Russia di poter vincere la prossima settimana quando non ha vinto in 7 mesi? A volte c'è una risposta a questo tipo di domanda,
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ma i politici russi ora danno la colpa ad altri per il fallimento. Fare la pace sembra facile per chi non ha iniziato la guerra". steadyhq.com/it/dangelodario
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L'#Iran potrebbe attaccare obiettivi americani, israeliani e/o sauditi come rappresaglia per il ruolo svolto da questi Paesi - secondo la narrazione del regime di #Tehran - nell'alimentare le proteste per la morte di #MahsaAmini.
2/n A fare questa valutazione è l'Institute for the Study of War sulla base della retorica utilizzata dai leader militari iraniani nelle scorse ore.
Alti ufficiali, appartenenti tra gli altri ai Guardiani della Rivoluzione e all'esercito tradizionale, hanno infatti accusato USA,
3/n Israele e Arabia Saudita di aver fomentato le proteste, giurando "vendetta". Contenuto e natura della dichiarazione suggeriscono che i capi degli organismi militari e di sicurezza coinvolti abbiano avallato il rilascio della stessa: ergo, l'escalation è concordata.
BIDEN E I 3 SEGNALI (QUASI) NASCOSTI LANCIATI A PUTIN: WASHINGTON CERCA LA PACE
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Nessuno dica che l'America non vuole la pace. Nessuno dia a Joe #Biden del "guerrafondaio". Negli ultimi giorni da Washington sono partiti chiari segnali diretti al Cremlino: se Vladimir #Putin
2/n vuole la pace, è il momento di prendersela.
Il dialogo tra potenze assomiglia spesso ad una danza scandita da precisi rituali. Per intenderci: non vedrete il presidente americano recarsi a Mosca tenendo fra le mani un ramoscello d'ulivo. Ma i canali diplomatici sono attivati,
3/n i messaggi necessari inviati. Nelle ultime ore se ne contano almeno tre di straordinaria importanza. Uno è stato pubblicato in prima pagina sul New York Times. Le agenzie di intelligence USA hanno infatti scientemente fatto trapelare la propria presa di distanza rispetto
USA E SEUL: 4 MISSILI IN RISPOSTA A KIM. UNO SI SCHIANTA PER ERRORE, CHIESTA RIUNIONE ONU 1/n La risposta allo scellerato sorvolo del #Giappone da parte del missile balistico di Kim Jong-un è arrivata. Ed è stata anche più roboante delle attese. USA e Corea del Sud hanno lanciato
2/n poche ore fa 4 missili terra-terra nel Mar del Giappone contro bersagli simulati.
Secondo John Kirby, portavoce Consiglio di sicurezza nazionale USA, il lancio è stato pensato per dimostrare che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno "le capacità militari pronte a rispondere
3/n alle provocazioni del Nord".
Qualcosa però è andato storto. Quella nel video è la base aerea di #Gangneung, dove è schierato il 18° stormo dell'Aeronautica Militare Sud Coreana. È andata a fuoco, colpita proprio da uno dei missili sparati da Seul. Per fortuna nessuna vittima.
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Il sorvolo del #Giappone da parte di un missile balistico della Corea del Nord non è un inedito. Chiedere per capire ai residenti di #Hokkaido, già 5 anni or sono svegliati dagli altoparlanti che lanciavano l'allarme: "Lancio missilistico! Trovate rifugio sottoterra!".
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Il pur inquietante suono delle sirene udite in 🇯🇵 è comunque meno allarmante della spregiudicatezza di #KimJongUn, leader alla perenne ricerca di attenzione da parte degli USA, attualmente impegnati su altri fronti e oggi richiamati a preoccuparsi degli umori di #Pyongyang.
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D'altronde è una questione di interesse nazionale. Il missile lanciato oggi dalla Corea del Nord, forse un Hwasong-12, ha coperto una distanza di 4500 km, record nella storia del programma balistico 🇰🇵. #Guam, territorio USA nel Mar delle Filippine, dista "appena" 3380 km.
IRAN, PARLA KHAMENEI E ACCUSA L'AMERICA. MA È SEMPRE PIÚ DEBOLE
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È il primo discorso pubblico dallo scoppio delle proteste in #Iran per la morte di #Mahsa_Amini, quello di Ali #Khamenei.
Ma non è quello che ci si attenderebbe da un leader navigato. La Guida Suprema appare
2/n disconnessa dalla realtà del Paese: un paradosso per colui che vorrebbe disconnettere l'Iran dal mondo intero. Il suo racconto è vecchio, flaccido e inaccettabile per la gente che chiede l'impronunciabile: il regime change in #Iran. E la sua testa, dunque. No, non sarà
2/n accusando "l'America e l'usurpatore regime sionista, così come i loro mercenari e alcuni iraniani traditori all'estero", che il Grande Ayatollah sederà le proteste per la morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa dalla polizia "morale" (continuerò ad usare sempre le virgolette)
Come si spiega il vantaggio di #Bolsonaro in questa fase dello spoglio? Una risposta potrebbe arrivare da questo grafico, riporta l'evoluzione della sfida tra Dilma Rousseff e Aécio Neves nel 2014. Come potete osservare la candidata di sinistra partì malissimo: perché?