Renato è nato a Savona il 28 febbraio 1933 e risiede a Milano, dove si è trasferito nel 1967 con la moglie Elide ed i 3 figli Maria Adelaide di 15 anni, Andrea e Italo di 17 anni. E’ stato nominato Direttore Centrale del Personale alla “Ercole Marelli” di Sesto San Giovanni. 
Renato è un amante dello sport. In gioventù ha praticato atletica, calcio, nuoto, pallavolo e pallacanestro, trasmettendo la sua passione ai figli, che ama seguire nelle loro “imprese” sportive. A 47 anni partecipa ancora a competizioni podistiche a livello dilettantistico.
#MdT 1980 – Come Direttore Centrale del Personale alla “Ercole Marelli ha partecipato in prima persona alla contrattazione ed alla sigla di un accordo di lavoro giudicato dai sindacati e dai lavoratori il “migliore mai approvato”.
#MdT 12/11/1980 – Ore 8 Renato esce dalla sua casa in Piazza Grandi 5 nei pressi di Piazza Vittoria a Milano. Non prende mai la macchina per arrivare a Sesto. Prima l'aubus e poi la metro. Come ogni giorno. Sale sulla metropolitana alla stazione di Piazza Lima.
#MdT 12/11/1980 – Renato sceglie la seconda carrozza. Raggiunge la testa della vettura. Una mano sulla traversina metallica. L’altra stringe la copia del Corriere della Sera. Comincia a leggere il giornale. Poi le stazioni di Loreto, Pasteur, Rovereto, Turro. Poi Gorla.
#MdT 12/11/1980 – Ore 8.27 Il treno è fermo alla stazione di Gorla. Gente che sale e che scende. Dietro a Renato una persona apre una cartella marrone che tiene sotto il braccio. Estrae una pistola col silenziatore e l’appoggia al collo di Renato. Partono due colpi. Renato cade
Una cinquantina di persone sulla carrozza. Una persona grida:”Fermi, tutti, siamo le Brigate Rosse. Non vi succede niente. Abbiamo giustiziato un nemico del popolo”. Poi i due uomini scendono. Le porte si chiudono. Si parte verso la stazione di Precotto. Con Renato. Morto.
A casa Briano c’è la moglie Elide La figlia Maria Adelaide è a letto con l’influenza e il fratello Italo. Andrea è a scuola. Squilla il telefono. È un parente. La moglie ascolta in silenzio. Piange mentre chiede al figlio di accompagnarla. Vuole vedere Renato, il suo Renè.
Quarantadue minuti dopo arrivò a radio Popolare la rivendicazione:
”Siamo le Brigate Rosse. Lo abbiamo giustiziato noi. Abbiamo aperto la campagna contro lo Stato. Chiamiamo il movimento rivoluzionario a costruire l’organizzazione di massa. Nessun licenziamento deve passare”.
”Siamo le Brigate Rosse. Lo abbiamo giustiziato noi. Abbiamo aperto la campagna contro lo Stato. Chiamiamo il movimento rivoluzionario a costruire l’organizzazione di massa. Nessun licenziamento deve passare”.
Poi la stessa voce di donna prosegue con uno slogan:
“Lavorare di più lavorare meglio”.
Due ore dopo la correzione. “Avete capito male. Volevamo dire "lavorare meno, lavorare meglio”.
“Lavorare di più lavorare meglio”.
Due ore dopo la correzione. “Avete capito male. Volevamo dire "lavorare meno, lavorare meglio”.
Renato Briano non era nemico del popolo, anzi. Il 30 ottobre aveva firmato un’ipotesi d’accordo (approvata all’unanimità dai dipendenti) malgrado la Marelli (6500 dipendenti) fosse in difficoltà. Un impegno a non licenziare, aumenti di 42.500 lire, riduzione orario di lavoro.
Fu probabilmente la "marcia dei 40000", a Torino un mese prima, a generare sentimenti di frustrazione e rivalsa in alcune delle frange estremiste legate alle lotte operaie. E avevano scelto Renato Briano come primo obiettivo.
Fu il primo
Fu il primo
