Ci sono vittime di cui sappiamo tutto. Vittime di terrorismo o di mafia. Vi ho raccontato spesso anche di di vittime invisibili. La loro storia è spesso sconosciuta ai più. Purtroppo ci sono vittime invisibili ancora più invisibili. Questa la storia di una di queste vittime.
Antonio Cangiano è nato il 13 marzo del 1949. Da giovane si è iscritto Partito Comunista e da sempre in paese lo chiamano ,”Tonino”. E’ nato a Casapesenna, cuore del potere camorristico-imprenditoriale del clan dei "casalesi". 
#MdT 1973 - Antonio studia per diventare ingegnere. Per lui oggi è un giorno particolare. E’ appena stato eletto nel primo Consiglio comunale del suo paese, appena distaccatosi da San Cipriano d’Aversa.
#MdT 1988 - Dopo anni spesi all’opposizione, Antonio diventa vicesindaco e assessore ai lavori pubblici di Casapesenna. Malgrado le minacce mette subito mano al piano regolatore e blocca una serie di appalti concessi senza gare regolari a imprese vicine alla camorra.
#MdT 04/10/1988 – Piazza Petrillo. Antonio sta tornando a casa. Si è appena opposto alla concessione di un appalto a una ditta in odore di camorra per l’edificazione di una struttura a Casapesenna. Sente un forte bruciore. Un sicario gli ha appena sparato alle gambe.
#MdT 1991 - Il Consiglio comunale non è arrivato alla naturale scadenza. E’ stato sciolto per decreto del presidente della Repubblica. Antonio ora è sulla sedia a rotelle per quell’agguato. Aveva provato a mettersi contro la camorra. Ma aveva perso.
#MdT 21/11/1993 - Si torna alle urne. Antonio è in casa quando sente suonare il campanello. Il parroco di Casapesenna, don Luigi Menditto, e alcuni esponenti dei comitati dei cittadini gli propongono si candidarsi a sindaco per la lista civica Insieme per Casapesenna
Insieme per Casapesenna è una lista espressione della società civile, delle associazioni dei cittadini e dell’Azione Cattolica. Antonio, invalido in carrozzella, alla fine accetta. Diventa sindaco con 4.000 voti. Ricomincia la lotta.
#MdT 24/10/1995 – Antonio si è dimesso. Chiari messaggi: “Se non te ne vai, metteremo in carrozzella anche i tuoi familiari”. Troppe minacce e pressioni dalla camorra e Roma è troppo lontana. Soffre per il dolore alle gambe. I medici sono costretti ad amputargli entrambe le gambe
Tonino torna al suo lavoro di ingegnere, ma non dimentica il gruppo che ha creato. Continua a incontrarli, a incitarli, a seminare speranza. Proprio lui che non è riuscito neanche ad avere giustizia e verità, dopo l’assoluzione dei suoi killer.
#MdT 23/09/2009 – Antonio è all’ospedale civile di Caserta per complicazioni cliniche. Con gli anni le condizioni di salute sono notevolmente peggiorate. Il male oggi ha vinto. Antonio è morto.
Dopo 21 anni il piombo camorrista raggiunge il suo scopo. “Ha amato la giustizia, l’ha cercata e ha pagato per lei”, sono le parole del parroco al funerale. Troppo solo Tonino, una storia in fretta dimenticata.
La storia di un'altra vittima invisibile. Più invisibile di altre.
La storia di un'altra vittima invisibile. Più invisibile di altre.
Qualche mese prima di morire, per le amministrative a Casapenna, Antonio aveva inviato questo messaggio alla lista “Insieme per Cambiare”.
Siamo tutti colpevoli dell’indifferenza che ha circondato il suo calvario.
Siamo colpevoli di non gridare "No" ogni giorno a questi criminali.
Colpevoli perché accettiamo che in questo Paese, quando qualcuno vuole essere un vero uomo, deve mettere in conto di poter morire.
Siamo colpevoli di non gridare "No" ogni giorno a questi criminali.
Colpevoli perché accettiamo che in questo Paese, quando qualcuno vuole essere un vero uomo, deve mettere in conto di poter morire.
