,
8 tweets,
3 min read
Read on Twitter
Evelina Berretti in Pieri, di anni 37, era incinta. Aspettava in casa la levatrice. I soldati nazisti del 2° battaglione del 35° reggimento della XVI divisione Panzergrenadier "Reichsführer" delle SS le aprirono il ventre a baionettate, lanciarono in alto il feto e gli spararono.
La salma di Evelina fu ritrovata in casa: deposta seduta a tavola spalle alla porta, con il ventre squarciato. Il feto usato per il tiro al volo davanti a lei, sulla tavola.
Fino al 2004 solo responsabile dell'eccidio di Sant'Anna di #Stazzema perpetrato 75 anni fa oggi a essere processato fu l'allora comandante di quella divisione SS, Max Simon. Ma per Marzabotto. E nel 1954 fu graziato dall'ergastolo in cui era stata commutata la condanna capitale.
Solo nel 2005 altri 10 ufficiali di quel corpo delle SS furono giudicati colpevoli specificamente per l'eccidio di Sant'Anna di #Stazzema dal Tribunale Militare di La Spezia. Sentenza confermata in Cassazione nel 2007, ma per la quale la Germania non ha mai concesso estradizione.
Nel 2012 a Stoccarda è stato archiviato il solo processo tedesco contro 17 militari, dei quali 8 ancora in vita, della divisione SS "Reichsführer" per Sant'Anna di #Stazzema. Tra le motivazioni l'asserita impossibilità di provare che si fosse trattato di un eccidio premeditato.
In Italia invece per l'eccidio di Sant'Anna di #Stazzema nessun processo è stato subito da alcun milite della XXXVI Brigata Nera "Benito Mussolini" di Lucca. Malgrado varie prove e univoche testimonianze dei superstiti sul coinvolgimento nel massacro insieme ai camerati delle SS.
