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Vi interessa un piccolo thread musicale su una storia che mi fece definitivamente amare Robert Smith e Simon Gallup?
ok, voglio raccontare la storia di un concerto dei Cure al Werchter Festival. 5 luglio 1981.

Il concerto, miracolosamente, è stato registrato. il bootleg è qui. Un tempo, per registrazioni pirata come queste giravamo i negozi di dischi sotterranei di roma
(io purtroppo a quel concerto non c'ero. ero troppo piccolo. avrei cominciato a girare per concerti di lì a pochi anni - minorenne, comunque: non aspettai certo i 18 anni]
cmq, la prima canzone è The Holy Hour, un capolavoro che i Cure in quei mesi hanno dedicato a Ian Curtis, che Robert Smith considerava un amico, morto suicida a Macclesfield, il 18 maggio 1980 (sto andando a memoria). RIP, Ian
[è solo per dire qual è il clima di quegli anni, tra i musicisti più geniali del post-punk Uk. Sono gli anni in cui inizia il regno di Margareth Thatcher. Ho sempre pensato ci fosse una stretta correlazione tra nascita del post-punk (1979) e arrivo al governo della Thatcher]
comunque, musicalmente, c'è poco da dire: i Cure (ossia, di fatto, Smith e Gallup, suonano in maniera così elementare, primitiva e essenziale da essere davvero desolatamente bella. è tutto spoglissimo, ipersemplice, altro che minimalista. meglio
il pubblico è eccitatissimo, applaude durante le canzoni, batte il tempo con le mani per tutta, tutta 10,15 Saturday Night. sono canzoni semplicissime e originali, le chiare canzoni di un genio, The Holy Hour, The Drowning man, 10,15, Primary, Play for today ...
e voglio dirvi, prima di loro aveva suonato nientemeno che Elviso Costello. Questi ventenni (Smith aveva 22 anni, Gallup 21) avevano già scritto Boys don't cry e Faith, e di lì a pochi mesi avrebbero prodotto (il capolavoro?) Pornography. tra i 20 e i 22 anni
è tutto necessario, senza fronzoli, vero. sgorga dal cuore, senza pose. e chi sente lo capisce benissimo. Il set non lunghissimo, ma evidentemente troppo lungo per la crew di Robert Palmer, in attesa che i Cure finiscano e lascino spazio a loro. Durante Play for today...
cominciano a minacciare, in malo modo, di spegnere gli amplificatori a Smith e Gallup. Qui però hanno davvero calcolato male una cosa, circa quei due ragazzi del sud dell'Uk
[parentesi. Smith e Gallup hanno iniziato a suonare i posti dove la gente s'aspettava musica punk dura e basta, e spesso finiva che gli tiravano le lattine. per di più i due giocano molto sulla demolizione del cliché macho, e tante volte era successo che...
che Smith o altri compagni fossero insultati come fossero gay. "Cosa che ovviamente non ci dava nessun fastidio", il fatto è che questi ragazzi, ehm... sapevano fare anche a botte per difendersi, e a bottigliate
vabbè, vi racconto questo per chiedervi: secondo voi Smith e Gallup si spaventarono delle minacce della crew di Robert Palmer?

😂

(il thread proseguirà dopo le vostre risposte)
No. Non si spaventarono. Robert Smith annunciò l'ultima canzone, A Forest, dicendo: "questa è l'ultima canzone perché non ci permettono di continuare, perché tutti vogliono vedere Robert Palmer... penso"

Che meraviglia di rassegnazione. ma la rassegnazione non è paura. mai paura
Suonarono probabilmente la più bella versione di sempre di A Forest... con una variazione. Intorno al minuto sei, quando Gallup sta tirando le ultime note, Robert e Simon iniziano a parlottare, si dicono diverse cose, all'orecchio, mentre suonano. Sembrano piuttosto divertiti
insomma, per farla breve, suonano altri tre minuti e mezzo, di improvvisazione, e parole improvvisate. la tirano per le lunghe, mooolto rock, davvero. Alla fine, dopo belle schitarrate, Robert dice "spero vi piacerà il resto". E il resto quale sarà, il resto del festival? ehm...
No. Il resto è che Simon Gallup afferra il microfono, e grida fortissimo "vaffanculo Robert Palmer, e vaffanculo al rock and roll". Se ne va saltellando felice come il ragazzino coraggioso che è

Divertitevi anche voi, sempre:
ps. Finì con qualche cazzotto, e la gente di Palmer che letteralmente lanciava giù dal palco l'attrezzatura di quei fottuti ragazzini.

Anni dopo mi venne in mente Nina Simone, quando le chiesero che cos'era per lei la libertà. Rispose: "Mai paura. dico davvero: non aver paura"
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