Tre anni fa vivevo in Lituania con tutta la mia famiglia, poi erano arrivati i tedeschi e mio padre e mio fratello erano stati rinchiusi nella "Fortezza numero sette".
So che sono stati uccisi, con altre centinaia di ebrei.
Io, a soli 10 anni, rinchiusa in un campo per bambini. Per ben tre anni.
“Avevo perso totalmente la nozione del tempo, non sapevo più che giorno fosse, notavo soltanto il cambiamento delle stagioni”
Un soldato tedesco tentò di spingermi dentro per poterla chiudere, ma senza riuscirci, il mio corpo la bloccava.
Allora, urlando, mi tirò fuori con uno strattone, chiudendo la porta.
Un soldato mi vide e mi chiese: “Dove sei stata?”. Risposi: “A fare la doccia”.
Quando mi chiese se ero con qualcuno, alcune donne di un gruppo di zingari, stringendomi, risposero “E’ con noi”.
La piccola Clary.
Alla fine ci sdraiammo per riposare.
Clary mi disse che sentiva tanto freddo.
La strinsi a me.
Al mattino, quando mi svegliai, sentii che Clary era fredda, gelida.
Era morta tra le mie braccia durante la notte.
Piansi. Per ore.
Una volta guarita si recò in Israele per iniziare una nuova vita.
Dopo essersi sposata si è trasferita in Svezia.
Ma lei continua a raccontare, perché
“sono forse l’unica che è uscita viva da una camera a a gas. Lo devo raccontare”