La cosa più sacra che avevo erano i miei alunni, la loro intelligenza, la loro libertà.
L'ultimo giorno di lezione di ogni quinto anno dedicavo la mia ora a salutare i miei studenti.
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Uno. Chiedevo scusa per le mie insufficienze, per aver dato dispiacere a qualcuno, per aver mancato in qualche occasione di fare il possibile.
Due. Ringraziavo di avermi dato il grande onore di farmi compagno di viaggio della loro crescita.
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Mai mi sono sognato di impedire ai miei alunni di pensare con la testa loro, anzi il contrario.
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I miei alunni hanno sempre trovato in me chi li ha presi sul serio.
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È in gioco il vostro futuro, il futuro dell'Italia. Grazie!
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