Di conseguenza il governo ungherese mi dichiarò ufficialmente deceduto nel 1954.
Nel reparto mi consideravano pazzo.
Non mi capivano.
Perché parlavo una lingua ugrofinnica.
Incomprensibile.
Io volevo tornare a casa, non c'era alcuna ragione di trattenermi in Unione Sovietica
Invece niente.
I giorni passavano e io ero sempre lì.
Poi, in modo del tutto casuale, arrivò quel professore in visita.
E mi sentì parlare.
E volle andare a fondo della mia storia. Portandomi a Budapest.
Quanti anni sono stato rinchiuso nell’ospedale psichiatrico di Kotelnich?
Vediamo, era l’anno 2000.
Quindi 55, 56 anni.
Uno su tre morì di malattie e malnutrizione. András Toma invece è tornato, a settantacinque anni, nel paesino da cui se n'era andato quando ne aveva diciannove.
Forse non l’ultimo, ma sicuramente il più dimenticato prigioniero della seconda guerra mondiale.