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Me la ricordo quella notte d’agosto del 1943, quella del peggior bombardamento di Milano. 321 Lancaster e 183 Halifax a scaricare una "tempesta di fuoco" sulla città.
Perché ricordo quella data?
Perché nella stessa notte finii col mio paracadute nel lago, a Carate Urio.
La mia storia comincia così, sul lago di Como, in una notte di luna piena. Fradicio, con addosso armi, soldi, microfilm e codici.
Mai pensando a quella che sarebbe stata la mia missione. Quella notte fui arrestato e portato nel carcere di Como, poi a Milano e poi ancora a Como.
Prima di continuare mi presento.
Mi chiamo Cecil Richard Mallaby, detto Dick. Agente dello Special Operations Executive (SOE), il corpo britannico creato da Winston Churchill allo scopo di compiere attività non convenzionali. Un agente segreto insomma.
Molti di voi lo scopriranno oggi, ma sono stato testimone e protagonista di due eventi fondamentali della storia della II guerra mondiale: la resa italiana agli Alleati, del settembre 1943, e quella dei tedeschi dell’aprile 1945.
Dunque. Ero nel carcere di Como, quando il Generale Castellano partì di nascosto da Roma con destinazione Lisbona per definire con il generale americano Walter Bedell-Smith il percorso che sarebbe culminato con la firma e la proclamazione dell’Armistizio.
Quando si trattò di passare alla fase operativa si pose il problema di come i vertici politico-militari italiani e alleati potessero comunicare in maniera sicura e segreta.
Fu in quel preciso momento che pensarono al sottoscritto.
A Castellano, prima della partenza per l’Italia, erano stati consegnati cifrario e ricetrasmittente. Segnalando che la persona giusta per usare quel sofisticato apparato era già in Italia a (inconsapevole) disposizione. Prigioniero in un carcere nel nord Italia.
Cioè io.
Fu così che dal carcere di Como fui trasferito a Roma e subito dopo portato a Palazzo Vidoni, sede del comando supremo dell’Esercito Italiano. Da una piccola cella a uno dei luoghi più strategici e riservati d’Italia.
Ero diventato indispensabile.
Non ci crederete.
Ricordate la “Baionetta”? Quella scortata dall’incrociatore “Scipione l’Africano” che aveva bordo la famiglia reale italiana e Pietro Badoglio? Sì, quella corvetta usata nelle prime ore del 9 settembre 1943 per fuggire a Brindisi. Ecco. Sopra c’ero anch’io.
Già, ero inglese, ma l’unico in grado di usare il radiotelegrafo, l’unico collegamento tra il re e gli alleati angloamericani durante la fuga.
Non potete immaginare come reagirono gli inglesi quando comunicai che il Re e Badoglio stavano per scappare.
Come vi ho detto, ebbi un ruolo anche nella resa dei tedeschi firmata a Caserta il 29 aprile 1945.
Era il 14 febbraio 1945 e dalla Svizzera stavo arrivando a Lecco con dei partigiani. Venni intercettato e arrestato dalle Brigate Nere. Non avevo speranze quando…
Mi inventai una bella storia. Dichiarai di essere il capitano Tucker, in missione segreta per conto dei britannici, con l’incarico di contattare il maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani per verificare l’ipotesi di cessazione concordata delle ostilità.
Ci cascarono. Mi fecero parlare con tutti i gradi di comando italiani per poi consegnarmi ai tedeschi a Verona. Dopo tre giorni di interrogatorio l’incontro sul lago di Garda con il generale delle SS Karl Wolff, plenipotenziario militare delle forze tedesche in Italia.
Dopo avermi ascoltato mi disse: “Va bene, vai in Svizzera a trattare”. E partii. Ma alla frontiera mi arrestano gli svizzeri.
Qualcosa avevo però ottenuto. Ero riuscito a convincere il generale Karl Wolff a trattare la resa anche senza il consenso di Hitler e Himmler.
Trattative che sfociarono nella resa firmata a Caserta il 29 aprile 1945. Il Generale Karl Wolff, un fedelissimo di Hitler, aveva ormai capito che poteva aver salva la vita solo in un modo. Per quella resa ottenne un trattamento di favore al Processo di Norimberga
Mi hanno definito «il vero James Bond che si paracadutò nella Seconda Guerra Mondiale dietro le linee nemiche». Però ci sono voluti settant’anni per accorgersi di quello che avevo fatto. Per accorgersi del grande lavoro che avevo compiuto in Italia.
Durante la Seconda guerra mondiale, i membri del SOE furono la categoria con il più basso tasso di sopravvivenza in missione e costituirono la principale ispirazione di Ian Fleming (il cui fratello Peter fece brevemente parte dell’organizzazione), per la creazione di James Bond
Questa storia è contenuta nelle carte che gli angloamericani hanno reso disponibili pochi anni fa. Ed è grazie ad un avvocato romano, Gianluca Barneschi, e al suo libro, se oggi conosciamo la storia dell'agente speciale Dick Mallaby.
Se siete andati a Verona alla People Fest domenica scorsa avrete sicuramente ascoltato un’attrice leggere e interpretare il libro “Fine”.
Lei si chiama Elettra Mallaby.
L’agente speciale Dick Mallaby era suo nonno.
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