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Fabio Montale @FabioMontale
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[1] Il #21maggio 1937 è stata scritta una delle pagine più nere della storia italiana (che pure ne conta parecchie altre). Inizia infatti il massacro di Debra Libanos in Etiopia.
Prima però, occorre tornare indietro. Indietro di almeno un anno.
[2] È il maggio 1936, Pietro Badoglio è rientrato in Italia e Rodolfo Graziani, nel frattempo nominato Maresciallo d'Italia e Marchese di Neghelli, diventa anche Vicerè d'Etiopia.
Graziani quindi è Vicerè, ma gran parte dell'Etiopia non è ancora sotto il dominio italiano.
[3] Mussolini tempesta Graziani di telegrammi: "i ribelli fatti prigionieri devono essere passati per le armi" (5-6-1936); "impieghi i gas" (6-6-1936); "condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici" (8-7-1936).
[4] Rodolfo Graziani non ha certo bisogno di essere incoraggiato. Ha 53 anni ed è un criminale di guerra. Lo sanno bene i libici che hanno sofferto deportazioni di massa, campi di prigionia con un altissimo tasso di mortalità, processi ed esecuzioni sommarie in gran numero.
[5] Cessata la stagione delle piogge e dopo aver ricevuto rinforzi Graziani parte alla conquista del resto del Paese. Lo fa in breve tempo e con minime perdite. I metodi però sono quelli feroci, criminali, estranei a qualunque regola di guerra, quelli che ha già usato in Libia.
[6] Potremmo dilungarci a lungo nel raccontare le violenze ingiustificate, nel parlare delle 60 tonnellate di gas (iprite e fosgene) usati da Graziani e dei loro effetti. Non lo facciamo. Non è necessario per immaginare i sentimenti che attraversano la popolazione etiope.
[7] Non stupisce quindi che il 19 febbraio 1937 due giovani studenti di origine eritrea approfittino della cerimonia per la nascita del primogenito di Umberto di Savoia per attentare alla vita di Graziani e dei suoi più stretti collaboratori. Lo fanno lanciando 8 bombe a mano.
[8] I morti sono 7, una cinquantina i feriti. Graziani, ferito dalle schegge, sopravvive e non pagherà mai per i suoi tanti crimini se non con un breve periodo di carcere alla fine degli anni '40. Nel 1953, diventerà presidente del Movimento Sociale Italiano. Morirà nel 1955.
[9] I due studenti - Abraham Debotch e Mogus Asghedom - riescono a fuggire e moriranno in circostanze mai chiarite. Un tassista che li ha aiutati a fuggire - Semeon Adefre - è dato per "desaparecido". In realtà è stato arrestato dagli italiani che lo torturano fino ad ucciderlo.
[10] L'azione non aveva altri autori, ma Badoglio approfitta dell'occasione per eliminare i giovani membri della classe dirigente locale, spesso laureati in Europa. Fa mettere a ferro e fuoco Addis Abeba per 3 giorni. Non ci sono dati certi sui morti, ma saranno varie migliaia.
[11] Non ci sono molte foto della strage. Anzi, pare siano solo tre. Sono state scattate da Alberto Imperiali, un giovane che, come suo padre, era in contatto con la Resistenza etiopica. Quelle "cose" che si vedono a terra e occupano gran parte della foto sono cadaveri.
[12] Però Graziani non è ancora pago. La repressione con tanto di esecuzioni sommarie prosegue nelle settimane successive, ma è a maggio che culmina con l'episodio più eclatante: il massacro di Debra Libanos.
[13] Ad eseguirlo materialmente è il gen. Pietro Maletti, padre di quel Gianadelio che, a capo del reparto D del SID, depistò le indagini sulla strage di Piazza Fontana per favorire i neofascisti. Per questo è stato condannato a 2 anni mai scontati perché è riparato in Sudafrica.
[14] Quello di Debra Libanos era un enorme complesso conventuale della Chiesa ortodossa etiope fondato nel XIII secolo. Era, come è agevole comprendere, un simbolo dell'identità culturale e nazionale etiope e quindi pericoloso per il solo fatto di esistere.
[15] Maletti e i suoi uomini partono il 6 maggio da Debra Berhan. Durante la marcia di avvicinamento a Debra Libanos danno fuoco a 115.442 tucul, a 3 chiese, al convento di Gulteniè Ghedem Micael (i cui monaci vengono fucilati) e uccidono 2.523 arbegnuoc (i partigiani etiopi).
[16] Le truppe arrivano a destinazione il 19 maggio e circondano Debra Libanos. La sera un telegramma di Graziani che ordina di uccidere tutti i monaci perché sarebbe provato la complicità con gli attentatori. Non è vero. Al massimo si tratta di vaghi indizi su un paio di monaci.
[17] Però bisogna trovare il posto adatto per le esecuzioni. Graziani ha promesso al ministro delle colonie Lessona che non ci saranno testimoni delle rappresaglie. Laga Wolde è perfetto: termina con un provvidenziale burrone, è accessibile agli autocarri ed è disabitato.
[18] Il 21 inizia la mattanza. Secondo le comunicazioni tra Maletti, Graziani e il ministero, quel giorno vengono uccisi 297 monaci e 23 laici.
Tre giorni dopo un nuovo telegramma di Maletti ordina di uccidere i diaconi. Anche questa volta si parla di prove che però non esistono.
[19] Vengono così uccisi 129 diaconi e il conto ufficiale dei morti sale 449. Ma la cifra reale è ben maggiore: secondo gli storici i morti sarebbero tra i 1800 e 2200. Oltre ai religiosi c'erano molti fedeli che erano in pellegrinaggio per un'importante festività religiosa.
[20] Questa rara foto fu scattata da Virgilio Cozzani, un tenente di complemento del battaglione che eseguì le fucilazioni.
Sul retro c'è un'annotazione di Cozzani: Debra Libanos, Cascì prigionieri, 20 maggio 1937.
Poi, con data del giorno successivo, un irridente "ciao neh…"
[21] Non paghi gli italiani razziano le chiese con tutti i loro arredi liturgici. Ne fanno un inventario datato 22 maggio. In base ai trattati di pace successivi alla seconda guerra mondiale avremmo dovuto restituire tutto entro 18 mesi, ma non lo abbiamo ancora fatto.
[22 e ultimo] Per questi tweet mi sono basato soprattutto sui libri di Angelo Del Boca (che dei crimini italiani ha fatto oggetto principale di studio) e sull'ottimo lavoro fatto da @TV2000it che è culminato in un bel documentario che si può vedere all'url
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