Una delle cose più rimosse dalla memoria della Resistenza è quanto fu "creola", quanto multietniche fossero molte brigate partigiane, che includevano internati e prigionieri di guerra liberati, sfollati transfrontalieri, ex-sudditi delle colonie italiane.
Nel bolognese la Brigata «Stella Rossa» del comandante Lupo includeva cecoslovacchi, russi e un indiano Sikh, Sad. Eccolo qui, con barba e turbante. Ditelo a quelli che «i partigiani combattevano contro lo straniero». La Resistenza fu internazionale e internazionalista. 
Nel maceratese il battaglione «Mario» includeva ucraini, russi, jugoslavi, etiopi e somali.
Ci sono esempi così in *tutti* i territori dove fu attiva la Resistenza.
Lo «sbiancamento» dell'immagine della Resistenza è andato di pari passo con la sua ri-narrazione patriottarda. È anche per recuperarne la dimensione creola (alcuni dicono «meticcia») e il suo intimo rapporto con l'anticolonialismo che a Bologna è nato Resistenze in Cirenaica.
Molti africani e asiatici che parteciparono alla Resistenza in Europa, la vissero come una "palestra" per le lotte della decolonizzazione. Tra le vicende che lo storico Matteo Petracci ha recuperato studiando il battaglione «Mario» nel maceratese, c'è quella di Aden Scirè -->
--> che dopo la guerra prese parte alla politica nel suo paese, la Somalia, e dopo la fine dell'AFIS (Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia aka Ancora Fascisti Italiani in Somalia) fu anche ministro.
Che la seconda guerra mondiale e le sue conseguenze avrebbero scosso gli imperi coloniali, che la coscrizione dei colonizzati in quella guerra ne avrebbe sviluppato la coscienza anticolonialista, e che alla lotta ai fascismi sarebbe seguita quella al colonialismo, lo aveva -->
--> intuito il marxista afrocaraibico C.L.R. James, che nel 1938, mentre il mondo si preparava alla guerra, recuperava la storia della prima rivoluzione nera, quella di Haiti.
ilmanifesto.it/napoleone-era-…
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Un altro elemento di "meticciato" che non è passato nella vulgata sulla Resistenza è quanto la guerra partigiana italiana debba a quella jugoslava, sia per il ritorno in Italia di reduci dell'invasione fascista dei Balcani, che la guerriglia l'avevano vista in azione subendola ->
--> sia per la natura già in partenza multietnica e transfrontaliera della Resistenza in Friuli-Venezia Giulia, infine anche per l'inclusione nelle nostre brigate di jugoslavi liberati da campi d'internamento e prigioni. Ci sono moltissime testimonianze al riguardo.
Nello screenshot qui sopra il campo d'operazioni è la Valsusa, terra lontanissima dal confine orientale d'Italia, eppure anche qui c'è l'esempio jugoslavo, il costante riferirsi alla Resistenza jugoslava, una vera e propria «matrice jugoslava» della guerra partigiana.
C'è poi, nella nostra Resistenza, una presenza «postcoloniale» ante litteram, incarnata da partigiani meticci, come l'italo-somalo Giorgio Marincola la cui storia è ricostruita in #RazzaPartigiana, o Alessandro Sinigaglia, figlio di un ebreo italiano e di un'afroamericana.
Bisogna grattare via il "bianchetto" che ha coperto queste storie, e restituire a chi legge il testo della Resistenza senza rimozioni e censure. Per impedire agli sciacalli di usarla in senso nazionalista e razzista.
