Mariano è maresciallo comandante della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato Centocelle da undici anni. Sposato con quattro figli. Mariano crede veramente nel suo lavoro. E’ sempre disponibile con tutti. Pronto a rispondere alle chiamate anche di notte. 
Mariano da anni si batte nel sindacato di polizia, di cui è stato uno dei promotori. Non chiede soldi per i poliziotti. Dice che per contrastare i terroristi e il crimine servono mezzi, specializzazione e organizzazione. Ne parla anche a “Radio Blu”, una radio privata.
Mariano ha 52 anni e abita a Torre Spaccata, un quartiere alla periferia di Roma, in Via Cassioli. Condomini sparpagliati in modo disordinato tra le pozzanghere. 50.000 abitanti, una chiesa, un mercatino abusivo e niente negozi, niente cinema.
Mariano abita in una palazzina con la moglie Maria di 43 anni, i figli Rosella (22 anni in prova in un supermercato), Adriana 20 anni e Caterina 16 anni(liceo scientifico)e Giovanni, 15 anni (liceo classico). Essendo stato minacciato Mariano ha tolto la targhetta sul campanello.
#MdT 07/12/1979 – Ore 7.30 Mariano indossa i jeans, maglietta, camicia e giubbotto di pelle.Prima di uscire è andato nella cameretta di Giovanni. Oggi compie 15 anni. “Ci vediamo a pranzo e festeggiamo”, gli sussurra.
Scende le scale ed è subito in strada. C’è la nebbia su Roma. Si avvia verso via Casilina alla fermata dell’autobus. Oggi deve andare in tribunale a testimoniare in un processo. Sui muri una scritta"Attenti fasci, per uno di noi mille di voi". Con la stella a cinque punte accanto
#MdT 07/12/1979 – Ore 7.45 Mariano costeggia un muricciolo e una siepe che delimitano un cortile. Da dietro il muretto sbucano 4 giovani che cominciano a sparare con pistole calibro 9 e 7,65. Mariano viene colpito da 10 colpi al torace, alla coscia e all’inguine.
Mariano è a terra, gli occhi sbarrati, si lamenta. Uno dei giovani si avvicina, gli punta la pistola alla testa e la fa esplodere. Mariano viene portato all’ospedale dove arriva poco dopo la moglie Maria. Urla, piange, si dispera. Si sente male.
#MdT 07/12/1979 – Ore 11.30 – Ad un quotidiano arriva la telefonata di rivendicazione. “Abbiamo giustiziato il killer di Stato Mariano Romiti. Seguirà comunicato delle Brigate Rosse”.
I brigatisti avevano una convinzione: questo mondo è marcio e corrotto. Noi che vogliamo un modo perfetto, dobbiamo abbatterlo, anche con la violenza. Loro avevano la verità assoluta. Guai a dissentire.
Il terrorismo prese avvio con un clima di forte violenza verbale. E quando questo tipo di violenza viene tollerata dal silenzio e dall'indifferenza dell'opinione pubblica, e in parte blandita come avvenne allora, passare dalla protesta al crimine è un attimo.
E così avvenne. Loro erano gli eletti verso la costruzione di un mondo nuovo. I nemici? Da abbattere. Senza tentennamenti, senza incertezze, senza mezze vie. E una volta preso il potere? Nessuna traccia. Abbattere e sostituire. Con cosa nessuno lo ha mai saputo.
Per chi come me ha visto in quegli anni il dolore delle vittime, il giudizio è uno solo: i brigatisti erano soltanto dei criminali. Si sentivano forti, invincibili. Con una pistola o una mitraglietta in mano mentre sparavano a gente inerme.
I loro ideali li potevi toccare con mano una volta arrestati. La maggior parte di loro frignava per ottenere uno sconto di pena. E denunciavano i loro compagni. Ma quali ideali.
Mariano era un uomo buono, un rappresentate dell'ordine, un onesto lavoratore. Come altre vittime. Magistrati, avvocati, giornalisti, guardie giurate, professori, poliziotti, sindacalisti,politici. Che avevano solo una colpa: quella di fare solo il proprio dovere
