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Johannes Bückler @JohannesBuckler
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Tutto ha inizio il 30 aprile 1974 alla vigilia dei festeggiamenti per il primo maggio. In una città in cui certe cose non te le aspetti.
Le cose che non ti aspetti sono bombe.
In quel giorno esplode nel centro di Savona la prima di una lunga serie.
La prima di tante. Colpiscono edifici pubblici, abitazioni private, infrastrutture. Tutta la popolazione, senza distinzione di partito, reagisce, rimane unita. Organizza manifestazioni di protesta e anche ronde di vigilanza.
Si rischiò la strage quando le bombe scoppiarono alle scuole Guidobono, al palazzo della Provincia, sul viadotto ferroviario presso il Santuario, sul viadotto autostradale della Savona-Torino. Furono colpiti condomini e case private.
Sandro Pertini arrivò in visita nella sua terra dopo lo scoppio alle scuole Guidobono. E poi altre esplosioni. Al traliccio dell’Enel alla Madonna degli Angeli (lasciando al buio la FIAT di Vado) e alla fortezza di Monte Ciuto (luogo di martirio di alcuni partigiani).
#MdT 20/11/1974 - Una bomba deflagra nell'atrio del portone di via Giacchero 22 provocando crolli interni e 13 feriti, tra cui Fanny Dallari, una donna di 92 anni. Viene ricoverata in condizioni gravissime per essere caduta dal primo piano in seguito al crollo del pavimento.
Fanny Dallari muore il giorno dopo in ospedale rendendo vano ogni tentativo di salvarla. Pensionata, era nata a Quistello (MN) l’8 ottobre del 1882. Nessuno ricorda un’altra vittima di quell’attentato. Si chiamava Virgilio Gambolati, 71 anni. Era morto 3 mesi dopo per le ferite.
Sconosciuti sono anche gli “eroi” per caso. Si chiamavano Quinto Quirini e Giuseppe De Luca. Corsero incontro al treno proveniente da Alessandria e lo fermarono. Poco prima che il tritolo facesse saltare i binari su un viadotto evitando una strage.
Cosa è rimasto di quel periodo? Solo una lapide, sconosciuta forse ai più. Una piccola lapide bianca conficcata in un’aiuola compresa tra Via XX Settembre e Corso Tardy e Benech che ricorda la pensionata Fanny. Dopo varie insistenze nel 2015 è stata pulita e sistemata.
Le indagini subirono pesantissimi ritardi e furono aperte solo nel 1979. E chiuse nel 1991 con l’archiviazione per gli 8 neofascisti sospettati.
Ancora oggi non conosciamo i responsabili di quegli attentati.
Non so se la lapide che ricorda Fanny sia stata ricollocata sul luogo dell’esplosione, in via Giacchero, dove viveva e dove scoppiò la bomba che la uccise.
Magari qualcuno, passando da quelle parti, potrebbe portarle un fiore.
Per non dimenticare.
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