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Johannes Bückler @JohannesBuckler
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Nel cuore del cuore di Milano c’è via Bagnera. Ci passa a malapena un’auto. La Stretta Bagnera si allunga fino a via Nerino, a ridosso della trafficata via Torino. Scorciatoia prediletta per molti, quasi mai di notte. Per un fantasma che si aggira. Un fantasma di metà Ottocento.
Racconta infatti una leggenda milanese che quando un soffio di aria gelida avvolge l’incauto passante della Stretta Bagnera, quello è lo spirito del “il mostro di Stretta Bagnera”, il primo serial killer italiano che terrorizzò Milano a metà ottocento.
#MdT 08/04/1862 – Milano. In un terreno non lontano dai bastioni di Porta Ludovica e di Porta Vigentina è stata eretta una forca. Il boia è venuto da Torino, il suo assistente da Parma. L’esecuzione costa all’erario 204 lire e 28 centesimi. L’ultima condanna a morte del secolo.
Sulla forca c’è un uomo, un capomastro di 63 anni, Antonio Boggia. Dopo l’esecuzione la corda verrà fatta a pezzi e venduta come cimelio. Per decenni a Milano ci fu il detto:” L’è pesg del Boggia” o “Te set on Boggia”.
Ecco la sua storia.
Antonio Boggia è nato a Urio, nel Comasco, il 23 dicembre 1799. Si è poi trasferito a Milano nel 1818. All’inizio ha una piccola attività poi fallita. Si adatta a tutto, dal muratore al carpentiere. Un uomo tranquillo, riservato. Ma ben diverso da ciò che appare. Molto diverso.
Tutto inizia il 26 febbraio 1860 quando tale Giovanni Maurier denuncia la scomparsa dell’anziana madre, Ester Maria Perrocchio. Non ha notizie da un anno. Aveva detto di trasferirsi sul lago di Como. A chi aveva lasciato l’amministrazione dei suoi immobili? Proprio al Boggia.
Le indagini scoprono che il Boggia ha un precedente. Nel 1851 la giustizia austriaca lo aveva condannato a tre mesi di manicomio criminale per aver tentato di uccidere un suo conoscente, tale Giovanni Comi. Che si era però salvato.
Prima di sparire l’anziana signora era stata vista discutere con Boggia, che era stato poi visto armeggiare con sacchi da muratore, mattoni e sabbia in un magazzino proprio nella stretta via Bagnera.
Il luogo viene perquisito e si scopre, murato in una nicchia, il cadavere della donna. Nell'appartamento del Boggia vengono trovate altre due procure. Una di Angelo Serafino Ribbone, suo compaesano. Lo autorizza a prelevare i propri averi. L’uomo è poi scomparso.
Nella seconda procura, è il ferramenta Pietro Meazza a incaricare Antonio Boggia di vendere la sua bottega e una cantina sita in via Bagnera. Anche lui poi è sparito. Sotto il pavimento, vengono trovati tre cadaveri. I resti del terzo corpo sono di Giuseppe Marchesotti.
#MdT 18/11/1861 - Si apre il processo che dura cinque giorni. Gli vengono contestati quattro omicidi a scopo di rapina e un tentato omicidio. Boggia tenta la carta dell’infermità mentale. Si finge pazzo. Ma nessuno gli crede. Giudicato colpevole, viene condannato a morte
Il suo corpo trovò sepoltura nel cimitero del Gentilino, fuori Porta Ludovica, eccezion fatta per la testa che, spiccata dal tronco, venne data in custodia al gabinetto anatomico dell'Ospedale Maggiore, come da esplicita richiesta.
Nell'ottobre del 2009 è stata ritrovata invece una mannaia da macelleria (del Boggia) in un mercatino di collezionisti. La mannaia è tuttora conservata al Museo di Arte Criminologica di Olevano di Lomellina .
Per chi volesse saperne di più consiglio un libro del compianto Giovanni Luzzi: “Il giallo della stretta Bagnera. Gli atroci delitti del mostro di Milano"
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