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Nella thread precedente vi ho raccontato la storia di Emma e della figlia Anna. Arrestate con altri ebrei, erano state portate al compo di Vo’, ricavato nella seicentesca Villa Venier.
Al loro arrivo agli ebrei erano stati sequestrati tutti i soldi.
100 lire ad Emma e a sua figlia.
Gli ultra settantenni furono però liberati.
Rimasero in 48 nel campo.
In pieno inverno, senza tavoli né sedie. E dormivano su sacchi riempiti di paglia.
E poi la primavera.
Quando Emma vide sua figlia peggiorare con crisi epilettiche sempre più forti e frequenti. Allora prese carta e penna e scrisse al questore di Oadiva chiedendo la loro liberazione allegando il certificato medico della figlia.
Senza risposta. Perchè per i fascisti quelle lettere erano inutili. E venivano archiviate.
Emma ed Anna erano ebree. E per loro non esistevano più.
#MdT 17/07/1944 – Ore due del pomeriggio. Si sentono grida provenire dal paese. Due grossi camion tedeschi sono arrivati e hanno circondato la villa. I tedeschi sono entrati. Hanno preso tutto agli ebrei e poi li hanno caricati sui camion. Emma e Anna sono salite sul primo camion
Emma è stanca. Ha appoggiato la testa sulla spalla della figlia.
Sui due camion quarantasette pericolosissimi ebrei. Anziani, donne e bambini definiti un pericolo per la nazione.

47, non 47mila, non 4700, non 470, 47 anziani, donne e bambini.
Gli ebrei vennero portati prima in carcere a Padova.
Il 19 luglio trasferiti alla Risiera di San Sabba.
Il 31 luglio da Trieste partì un treno. Destinazione Auschwitz.
C’erano tutti su quel treno diretto verso l’abisso. Anche Emma e la figlia Anna. C’era anche Eva Kapper di 8 anni con il fratellino Pietro, 6 anni, che aveva scritto una letterina agli amici durante la permanenza in villa.
Solo tre donne tornarono da Auschwitz.
Qualcuno avrà notato che c’erano 48 ebrei nel campo. Ne partirono solo 47. Sì,
Anche Emma se n’era accorta sul camion. Si era accorta che era salita la signora Gesses, ma non la figlia Sara di 8 anni.
La piccola Sara stava giocando con le suore e all'arrivo dei tedeschi le stesse suore l'avevano nascosta. Rischiando la loro vita.

(provate per un attimo ad immaginare (se ci riuscite) il dolore di una mamma che sa di andare a morire e lascia la sua bambina per sempre)
Se avete occasione di passare da Villa Contarini-Venier fermatevi davanti alla lapide che ricorda l’abisso in cui sono sprofondati quegli ebrei.
E ricordatevi che l’abisso non cominciò con le leggi razziali, con i campi di concentramento e con le camere a gas.
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