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Nel thread precedente ho ricordato l'uccisione di Guido Rossa, l'operaio Italsider ucciso dalle BR perché aveva denunciato un collega che aveva portato dei volantini con la stella a cinque punte dentro l'Italsider.
Vi ho anche detto che a ucciderlo fu il brigatista Riccardo Dura. Non era il primo uomo che "giustiziava".

Aveva già ucciso.
Una storia che vi ho già raccontato. E che vi ripropongo.
Siamo a Genova. L'anno, il 1978.
#MdT 1978 - Genova è la città dei caruggi, del porto, dell’Italsider. Dicono sia una città plumbea, protesa tra le montagne e il mare. Di piombo sicuramente, almeno da quando le BR hanno ucciso il magistrato Francesco Coco e due uomini della scorta.
MdT 15/02/1978 - Anna Maria è contenta. Dopo la riforma dei servizi di sicurezza e la chiusura dei nuclei anti terrorismo, il suo Antonio è stato trasferito a Nervi a dirigere il Commissariato.
Si sente più sollevata, ma sa anche che Antonio non è felice.
Antonio è nato a Sarno il 30 novembre 1942 e ha servito a lungo nel nucleo antiterrorismo di Torino. Si è distinto in una serie di operazioni di contrasto al terrorismo. Anche grazie a lui erano stati catturati alcuni membri del cosiddetto "nucleo storico" delle Brigate Rosse.
Poi i nuclei antiterrorismo erano stati sciolti e lui, come spesso accade, era stato promosso a commissario-capo e…… rimosso dalla lotta al terrorismo.
La moglie Anna Maria Musso, assistente di polizia, è impiegata alla Questura del capoluogo ligure.
Lo hanno mandato in riviera allontanandolo dalla lotta al terrorismo e lui non l’ha mandata giù. Non porta la pistola. Dice che è inutile. “Quelli ti prendono quando vogliono”.
Ha paura di quelli. E per andare a Nervi cambia sempre itinerario e autobus. Prende il 15 o il 17.
#MdT 21/06/1978 – Anna Maria e Antonio sono usciti di casa insieme per raggiungere entrambi il posto di lavoro. Lei alla questura (è tiratrice scelta), lui alla fermata dell’autobus che porta a Nervi. Antonio è in Corso Buenos Aires. Oggi alla fermata del 15.
#MdT 21/06/1978 – L’autobus è partito dal cinema Augustus. Antonio si è sistemato vicino alla porta posteriore. Tre fermate, la salita di Albaro, poi altre 4 fermate e l’autobus imbocca il budello di Via Pisa.
Due giovani si avvicinano ad Antonio e aprono il fuoco da distanza ravvicinata. Sull'autobus è il panico, l'autista ferma l'automezzo, apre le portiere, mentre i due uomini continuano a colpire il commissario già caduto a terra.
Per Antonio non c’è più niente da fare.
Approfittando della confusione i due giovani scendono dall’autobus e salgono a bordo di una Fiat 128 con un altro brigatista a bordo. Hanno lasciato dietro di loro un uomo colpito da una decina di proiettili.
Nel documento brigatista fatto ritrovare in un cestino di rifiuti avvolto in una pagina del quotidiano l'Unità, Antonio Esposito venne definito come "uomo di punta dell'apparato militare dello Stato Imperialista delle Multinazionali".
Quello che si seppe in seguito è che anche la moglie Anna Maria era nel mirino delle Brigate Rosse. Non la uccisero, perché pensavano che l’opinione pubblica non avrebbe accettato due orfani senza entrambi i genitori Una cattiva pubblicità alla loro causa.
Quando il brigatista Patrizio Peci fu arrestato, spiegò i motivi della scelta di Antonio come obiettivo. A Torino si era dimostrato uno dei più bravi, efficienti e preparati nel contrastarli.
Già. Proprio lui, Antonio. Il commissario che era stato rimosso e spedito in riviera.
Ricordate i due giovani che sull'autobus si erano avvicinati ad Antonio sparando a bruciapelo? Uno di loro era Riccardo Dura. Lo stesso uomo che ucciderà Guido Rossa l'anno successivo.
Secondo un ex brigatista lui era solo d'appoggio. Non doveva sparare.
Ma sparò lo stesso.
Anna Maria Musso, agente di polizia, rimase sola con due figli, Raffaella e Giuseppe, rispettivamente di 6 e 5 anni.
"Erano anni durissimi, vivevamo ogni giorno aspettandoci che sarebbe successo qualcosa. Un clima veramente pesante".
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