Thread by @JohannesBuckler

Se inserite “Therese Brandl” su Google, uno dei primi risultati è una citazione del suo nome nell’IMDb (Internet Movie Database) come uno dei membri del cast del documentario “Auschwitz Krakow Trial 1947″ del 1945.

Non discuto certe scelte. Non conosco certe dinamiche.
Però Therese “Rosi” Brandl (questo il suo vero nome) non deve essere ricordata per aver fatto parte di un documentario.
Therese Brandl deve essere ricordata per ben altro.
Per qualcosa di terribile

Thérèse Rosi Brandl era nata il 1° febbraio 1902 a Staudach (distretto di Traunstein, Baviera). Dei suoi primi anni di vita si conosce molto poco.
Si sa però che fu una delle poche donne iscritte alle Waffen-SS. (braccio militare delle SS)

Nel marzo del 1940, Therese Brandl arrivò nel centro di addestramento di Ravensbrück per imparare tutte le tecniche di violenza fisica per tenere sotto controllo i prigionieri.
Imparò come sferrare bastonate, calci, pugni ai prigionieri.
Sì, c'era un addestramento per questo.

La sua maestra fu Maria Mandel, la “bestia di Auschwitz”che amava prendere a calci sul viso i prigionieri.
Crudele come Ilse Koch, la “cagna di Buchenwald”, che confezionava paralumi con la pelle delle sue vittime.

Inizialmente il compito di Therese Brandl fu quello di distribuire punizioni.
Non rispondevi all’appello e giù colpi sul viso, sulla testa e nello stomaco anche fino alla morte.
Nel 1942 fu promossa e trasferita nel campo di sterminio di Auschwitz.

Qui le fu assegnato il compito di selezionare chi mandare al forno crematorio direttamente, una volta sceso dal convoglio.
Fu qui che conobbe un’altra sua maestra, Irma Grese, la "bella bestia" che amava scatenare i cani contro i prigionieri.

Nell'estate del 1943, Therese Brandl ricevette una medaglia dal Reich per la sua "buona condotta" nei campi. Già, buona condotta.
Come quello di lasciare i bambini al gelo per giorni e notti dopo che Mangele aveva tolto loro il sangue.

Brandl fuggì alla fine di aprile del 1945. Arrestata in Baviera il 29 agosto 1945, dall'esercito americano, venne processata a Cracovia, nel "processo di Auschwitz" il 22 dicembre 1947.
E condannata a morte. Pochi giorni prima del suo 46esimo compleanno.

Anche lei era stata a Ravensbrück, l’unico campo di concentramento per sole donne.
Molti documenti sono stati distrutti e gli orribili crimini che vi sono stati perpetrati sono in parte sconosciuti.
Ma bastano le testimoniane per raccontarne l’orrore.

Sappiamo che Ravensbrück aprì nel maggio del 1939, circa quattro mesi prima dell’inizio della guerra.
Nel primo anno furono rinchiuse 2.000 prigioniere tedesche.
Comuniste, Testimoni di Geova, e molti “esseri inferiori” come prostitute, indigenti, zingare.

In oltre sei anni di attività circa 110.000 donne entrarono in quel campo. Picchiate, affamate, costrette a lavorare fino alla morte, avvelenate e poi uccise con il gas.
Le vittime? Almeno 60.000

Le donne furono costrette a lavorare come schiave anche nei complessi industriali della Siemens Werke e per la fabbrica tessile TexLed, che confezionava divise e scarpe per l’esercito.
Inoltre servivano da serbatoio di prostitute per i tedeschi nei bordelli degli altri lager.

Heinrich Himmler andava spesso a Ravensbrück.
Lasciava sempre nuovi ordini.
Del tipo “che siano aggiunti più tuberi nella minestra delle prigioniere”.
Oppure: "le eliminazioni delle prigioniere procedono troppo lentamente”.

Quello che subirono le donne nel campo di Ravensbrück è qualcosa che fa rabbrividire.
Durante gli esperimenti veniva iniettato loro petrolio e altre sostanze mortali nelle vene.
Dopo aver procurato delle ferite alle detenute, venivano appositamente infettate con Sulfanilamide.

Le donne sopravvissute per anni hanno detto di “non sapere niente” di Ravensbrück.
Forse disorientate, forse imbarazzate, forse per un dolore che si trasforma in senso di colpa verso le compagne che non sono sopravvissute.
O forse solo la necessità di dimenticare.
Per sempre.