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Sapete che c'è? C'è che si muore perché di noi come esseri umani c'è zero considerazione. E quando scrivono della nostra morte, non scrivono di noi ma dei nostri assassini. Noi siamo cause, funzioni, espedienti narrativi. Solo i maschi contano.
Quando sono soli fra loro, i maschi parlano di noi con un disprezzo che raramente si permettono in nostra presenza. Lo sappiamo perché ogni tanto qualcuno di loro ce lo dice, scopre il gioco, ci racconta di come mettono in scena il machismo per creare complicità, fare squadra.
Sono dei fuggiaschi, questi uomini, sono come gli scampati dalle sette, ma sono scampati a metà, perché non possono sottrarsi alla convivenza esclusiva con altri uomini. Quello che possono fare è partire de capoccia. Ma non è facile.
Continuiamo a morire perché il nostro pensiero non conta niente, la nostra volontà non conta niente, il nostro desiderio non conta niente, la nostra visione non conta niente. Possiamo parlare solo se non diamo fastidio, se non siamo antagoniste.
Non provo nessuno stupore per i titoli dei giornali sulla morte di Elisa Pomarelli. A nessuno importava di cosa pensasse lei da viva, figurarsi da morta. Era una donna, le donne non contano.
Capite perché mi incazzo quando vedo trasmissioni, giornali, panel, festival solo di maschi? Mi incazzo perché è la rappresentazione di come il nostro punto di vista conti zero, sia considerato minore.
