Quelli che davvero hanno dato la vita per liberare l’Emilia-Romagna. (20)
Vengo da una famiglia di sinistra già dal nonno, mio padre poi ha perso il lavoro di ferroviere nel 1923 per le sue idee, mentre mio fratello dopo l’8 Settembre lavora per il Soccorso Rosso Internazionale.
Vengo da una famiglia di sinistra già dal nonno, mio padre poi ha perso il lavoro di ferroviere nel 1923 per le sue idee, mentre mio fratello dopo l’8 Settembre lavora per il Soccorso Rosso Internazionale.
Cosa fanno Piero e gli altri ? Raccolgono fondi, danno supporto legale ai detenuti politici e alle rispettive famiglie, li visitano in carcere, denunciano le ingiustizie e gli abusi,le torture e gli interrogatori. E chiaramente sono tutti sotto controllo della milizie fasciste.
Oggi ho deciso che è il momento di fare qualcosa, ed ho anche scritto a mio fratello: dovevo dirgli che da staffetta sono già diventata vice comandante del battaglione “Matteotti”, che fa parte della divisione Garibaldi “Modena”.
Cosa facevo a Modena io che sono nata a Firenze il 6 Febbraio 1911? Era colpa della mia salute cagionevole, perciò venivo in cura sull’Appennino modenese.
Lo sapete che facevo la stilista? Ero brava a disegnare, e pure a ricamare.
Ma ora basta, è ora di dare il mio contributo.
Lo sapete che facevo la stilista? Ero brava a disegnare, e pure a ricamare.
Ma ora basta, è ora di dare il mio contributo.
Così ho deciso di posare la matita ed imbracciare le armi, eravamo in tanti, e tante donne! Il mio nome di battaglia era Anty e già una volta mi è andata bene: catturata a Montefiorino volevano portarmi in Germania, ma sono riuscita a scappare.
Tornata nella “Matteotti” poi abbiamo avuto uno scontro durissimo a Benedello. Qui mi hanno catturata ancora e subito fui riconosciuta dai nazifascisti.
Stavolta non me l’hanno perdonato: era il 26 novembre del ‘44 quando mi hanno fucilato ed è successo a Pavullo nel Frignano.
Stavolta non me l’hanno perdonato: era il 26 novembre del ‘44 quando mi hanno fucilato ed è successo a Pavullo nel Frignano.
Caro fratello, ripenso adesso alle righe che ti ho scritto tre mesi fa: ma non essere triste, lo sapevo che poteva finire così, ma non potevo stare ferma, non più.
Se tu sopravvivi a questa disastro dell’umanità racconta di me, di Irma Marchiani, ai tuoi figli e nipoti.
Se tu sopravvivi a questa disastro dell’umanità racconta di me, di Irma Marchiani, ai tuoi figli e nipoti.
So che le generazioni future magari vedranno qualche lapide col mio nome, sono sicura che il nazismo ed il fascismo saranno sconfitti. Ma spero che sopravviva lo spirito che mi ha animato, spero che i giovani ricordino la nostra storia e non dimentichino mai il nostro sacrificio.
