I grillini giustificano l'esperienza schizofrenica di questa legislatura con un argomento apparentemente razionale: sono passati da un governo con la Lega a uno con il PD (e altri di csx) per realizzare il loro programma, data l'impossibilità di governare da soli.
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Questa narrazione è però totalmente falsa. Nel caso del governo con la Lega, infatti, si trattava effettivamente di due movimenti legati da un contratto di governo senza un'alleanza politica.
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Lo dimostra il fatto che 5 Stelle e Lega non si sono mai presentati insieme alle elezioni, né europee, né amministrative. Sono anzi stati avversari formalmente e di fatto in tutti gli appuntamenti elettorali.
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Nei giorni del ribaltone e della formazione del Conte 2 i leader grillini diffondevano una narrazione analoga: la Lega "ha tradito", formiamo un nuovo governo con il PD per realizzare i punti del nostro programma.
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Fin dall'inizio, però, è stato chiaro che la situazione era totalmente diversa. Con la scusa del poco tempo ha disposizione non è stato stilato un contratto di governo, ma una vera e propria alleanza con un programma politico.
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Alle regionali umbre c'è stato il tentativo di formalizzare questa alleanza, con la scusa dell'"esperimento" e dell'appoggio a una lista civica. L'esito disastroso delle elezioni ha consigliato ai leader grillini una linea più subdola, ma non meno chiara.
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Alle regionali attuali, infatti, soprattutto in Emilia-Romagna, la leadership grillina ha scelto un "non candidato": Benini è totalmente sconosciuto (nella regione che aveva visto la prima vittoria grillina a Parma) ed è stato scelto con poche centinaia di click.
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Presentare un candidato formale era necessario dopo che Rousseau aveva rifiutato l'opzione di non presentarsi (indice verosimilmente di uno scontro tra la componente "aziendale" e quella politica della leadership grillina). Ma la scelta è caduta su un candidato invisibile.
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Molti sono i segni di desistenza:
nessun leader 5 Stelle è venuto a sostenere il candidato;
Bonaccini è stato indisturbato nel contrapporsi a Salvini;
Di Maio si è dimesso alla vigilia del voto, scoraggiando gli elettori.
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nessun leader 5 Stelle è venuto a sostenere il candidato;
Bonaccini è stato indisturbato nel contrapporsi a Salvini;
Di Maio si è dimesso alla vigilia del voto, scoraggiando gli elettori.
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Ma c'è un elemento decisivo di queste ore: Bonaccini ha parlato apertamente di voto disgiunto senza che né leader né attivisti abbiano contestato la cosa.
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Personalmente trovo una serie di account grillini disposti a difendere l'indifendibile (la Raggi), ma ce ne fosse uno che protesta l'ipotesi del voto disgiunto e che si sbraccia a favore di Benini.
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Se posso fare un pronostico, nelle prossime ore ci sarà un tweetstorm diversivo. Ricordo che quando stava passando l'inconfessabile appoggio alla von der Leyen, Twitter era invaso da messaggi con l'hashtag "io sto con la Raggi", del tutto illogico.
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La logica era evidentemente distrarre dal tema principale per evitare che la "porcata" prendesse troppo spazio. Sarebbe razionale attendersi qualcosa del genere.
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In ogni caso, mi riprometto di non far passare più l'idea, ripetuta spesso da account di sostegno ai 5 Stelle, che il Conte 2 sia come il Conte 1 con partner diversi.
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No: i grilllini sono passati da un contratto di governo con la Lega a un governo organico con i "pidioti" e il "partito di Bibbiano". Questo va ricordato a ogni piè sospinto.
Grazie per l'attenzoine!
Grazie per l'attenzoine!
