Thread sul Giapponese 2° puntata.
Come già accennato nel precedente thread, la scrittura giapponese, oltre che dei kanji, si avvale anche di due sillabari fonetici detti kana (hiragana e katakana).
Questi sistemi vennero sviluppati nell'ottavo secolo dC e sono entrambi frutto di semplificazioni e stilizzazioni di caratteri che anche a quel tempo avevano funzione fonetica.
In particolare l'hiragana (ひらがな), con le sue forme arrotondate, deriva dalla scrittura corsiva mentre il katakana (カタカナ), più angolare, è una semplificazione di caratteri non corsivi.
Nei secoli il loro numero e la loro funzione è andata via via modificandosi fino al 1900, quando il loro numero è stato limitato a 48 segni ciascuno. Questi 48 segni corrispondono quindi ai 48 suoni base che compongono la lingua.
A questi suoni si aggiungono le sonorizzazioni, i cosiddetti suoni contratti e, per quanto riguarda il katakana, le trascrizioni dei suoni di origine straniera, che aumentano il numero di suoni disponibili fino a oltre 100.
Ma che differenza c'è tra i due?
L'hiragana è il più diffuso e viene usato normalmente per scrivere gli elementi della lingua che non hanno kanji corrispondenti, come le desinenze di verbi e aggettivi, ma anche parole i cui kanji sono troppo complessi o caduti in disuso.
Viene usato inoltre come ausilio alla lettura per suggerire la pronuncia dei kanji (furigana). Questo utilizzo in particolare è diffuso nei libri di studio, nei libri di scuola per bambini, in alcuni manga e nel caso di kanji dalla pronuncia particolare.
Il katakana invece viene utilizzato essenzialmente per scrivere le parole di origine straniera (gairaigo), per evidenziare parti del testo (tipo il nostro corsivo), per nomi scientifici, onomatopee, insegne di negozi ecc.
E' fuori di dubbio che l'utilizzo dei kana dia un grosso aiuto perchè in pochi giorni si è già in grado di leggere materiale in lingua; cosa essenziale se si vuole avere accesso a dizionari di kanji e di vocaboli e ad altro materiale di studio.
Quindi la domanda nasce spontanea. Dato che esistono alfabeti fonetici che sono infinitamente più semplici da imparare, perchè utilizzare anche i kanji?
Le ragioni sono molte e una su tutte è la grande quantità di omofoni presenti nella lingua.
Il kanji restituisce immediatamente un'idea che aiuta nella disambiguazione. Il solo colpo d'occhio trasmette significato. Non è raro infatti che si riescano a capire parole senza conoscerne la pronuncia.
Un altro aspetto è la separazione delle parole che grazie al mix dei vari sistemi è più netta. Dato che non esistono gli spazi, avere tutto scritto nel medesimo alfabeto renderebbe la lettura molto più faticosa e di difficile comprensione.
C'è poi l'aspetto delle sfumature di significato che in giapponese sono rese con kanji diversi.
Ad esempio la parola katai (che significa duro, con consistenza) può essere rappresentata come
1. 硬い duro, non soffice
2. 難い duro, difficile
3. 固い forte (come un legame)
4. 堅い di sostanza dura, difficile da rompere (come una persona risoluta)
In pratica il kanji circoscrive con estrema precisione l'area di significato della parola, cosa che sarebbe quasi impossibile senza il suo utilizzo.
Fine 2° puntata
Se qualcuno fosse interessato ad approfondire l'argomento scrittura in Giappone, il libro “A history of writing in Japan” di Christopher Seeley offre un quadro storico molto dettagliato ed interessante.
Banzai!