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Su chi vanno a gravare le conseguenze del coronavirus in un qualsiasi rapporto contrattuale?
Ci sono gli strumenti del codice civile (impossibilità sopravvenuta definitiva o temporanea 1463 e ss) quando la prestazione sia diventata impossibile per causa non imputabile al debitore

Immaginate un congresso per il quale è stata prenotata una grossa struttura alberghiera, congresso che non si può tenere per i provvedimenti che impediscono gli eventi aperti al pubblico.
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Oppure, nel caso in cui non ricorrano gli estremi dell’impossibilità sopravvenuta, potrebbero esserci i presupposti per applicare i principi dell’eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1467 c.c) riconducendo ad equità il contratto.
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Ma come procedere nei casi che non rientrano nel perimetro di queste soluzioni?
Ad esempio in un contratto di locazione abitativa in cui il conduttore non è più in grado di pagare il canone perché non ne ha più la possibilità perché la sua attività è stata bloccata ?

Su chi far ricadere le conseguenze economiche? Sul conduttore esposto alle iniziative del proprietario? Sul proprietario obbligato a sopportare la morosità incolpevole del conduttore?

Sarà il caso di cominciare a pensare al diritto nell’epoca del virus. Se del caso rispolverando e attuando i principi dell’art 2 Cost (doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale) riconducendo ad equità il contratto cercando di evitare di intasare i tribunali

ricorrendo per quanto possibile a strumenti di conciliazione con lo scopo di ripartire in modo razionale le conseguenze pregiudizievoli dell’epidemia sui contraenti.

Sempre parlando del diritto al tempo del coronavirus andrebbe affrontato in ambito fallimentare il concetto di insolvenza (prima cosa rinviare entrata in vigore del codice della crisi d’impresa oggi previsto per il 14 agosto) pensare strumenti nuovi e temporanei

https://twitter.com/dorinileonardo/status/1245964263224721410?s=21