In Camera e Senato si spellano le mani, i giornali riportano commenti estasiati e prolisse biografie che iniziano dal collegio dei gesuiti per passare dal Britannia.
Honey moon con sondaggi pro Draghi che fanno invidia a Xi Jinping nel politburo.
Ottiene la fiducia con percentuali bulgare: lo ha votato tre quarti del parlamento. Uniche mosche bianche, guardate con spregio dai giornalisti in Transatlantico, sono solo un paio di partiti
#sovranisti, offuscati dall’entusiasmo collettivo. Sono tutti ipnotizzati dalla sua leadership. Dal carisma. Dall’accento inglese perfetto. Dalle rare interviste inappuntabili.
Il premier e i suoi ministri (tutte personalità di spicco che il mondo ci invidia, il #dreamteam)
iniziano a lavorare alacremente.
Il presidente #MarioDraghi, che mica è #Conte o #Renzi, inizia a fare ciò che ha promesso: sostenibilità per le generazioni future.
I sindacati iniziano a borbottare. I primi a protestare sono i #pensionati, seguiti a ruota dalla #PubblicaAmministrazione che non ha mai lavorato nel week-end e a rumoreggiare finiscono le categorie di privati costretti a una fedeltà fiscale
che neanche i prussiani sotto Bismarck. I partiti #populisti si gonfiano nei sondaggi. Nubi nere all’orizzonte.
Il controllo dei #conti all'#estero viene agevolato dalla #credibilità internazionale di cui gode il governo. I paesi stranieri sembrano collaborare.
Per lo sviluppo tecnologico, le imprese ricevono #incentivi solo a fronte di progetti seri e documentati, #fine dei #sussidi a pioggia.
Anche #industriali e #imprenditori iniziano a sudare freddo, i partiti populisti - secondo i sondaggi - sfiorano il 40%.
Ma sono solo sondaggi,
scrivono i giornalisti.
Sui social iniziano a girare le vignette con Draghi travestito da #Dracula, si dice che a sviluppare i software per la PA è un uomo che Draghi incontrò sul Britannia all’epoca delle privatizzazioni (e i #complotti sul ‘92 a volte ritornano).
Si sussurra che il cognato della moglie ha ricevuto fondi per la sua azienda che lavora con i migranti. È vero? Non importa, le accuse corrono su Whatsapp e Telegram, meme intasano i social.
Tempo sei settimane i politici, da entusiasti lasciano trapelare delusione. Profonda delusione. Come ai tempi di #MarioMonti e #Fornero. Osannati e massacrati nel volgere di un paio di stagioni.
Pochi mesi dopo, il parlamento #sfiducia il governo, Draghi se ne va tra i #fischi e i #forconi.
Si scioglie il parlamento, s’indicono nuove elezioni.
Alle urne è #boom dei partiti #populisti che si alleano con un partito tradizionale, arcipentito di aver sostenuto il precedente
governo. Con il 60% dei seggi, ottenuti in una campagna elettorale in cui hanno promesso #pensioni a #60anni (alle donne a 55), #aiuti economici per tutti e #portichiusi ai migranti, finito il settennato di #Mattarella, hanno i voti per eleggere il presidente della Repubblica.
All’unisono i giornalini titolano: Qualcuno del popolo, #ahó!, basta con queste #élite d’impuniti!
Finora un #fantagoverno senza voti, perché i #NoEuro di #Salvini rimangono convinti che, uscendo dall'#euro o in vista di una #ItalExit, stampando #moneta col favore delle #tenebre, Lirette svalutatissime, senza vincoli e limiti...