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La seconda puntata di "Putin Vs the West", eccezionale documentario BBC, scandisce le tappe di avvicinamento alla guerra in #Ucraina fornendo incredibili testimonianze su tattica e "stile" di Vladimir #Putin in fatto di politica estera.
Bugia, bluff, cinismo: armi Image
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nell'arsenale dell'uomo del Cremlino, utilizzate in più e più occasioni, già a partire dalle crisi in #Libia e #Siria.
David #Cameron, già primo ministro inglese, spiega: "Ogni volta che trattavo con lui, sapevo che era un uomo pericoloso, complicato, e potenzialmente molto Image
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cattivo". Ma nel febbraio del 2011, con le rivoluzioni della Primavera Araba che rovesciano i dittatori di Tunisia prima ed Egitto poi, Vladimir Putin è un interlocutore indispensabile quando l'Occidente pensa che l'unico modo per spodestare Mu'ammar #Gheddafi sia un Image
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intervento militare che ponga fine al massacro in atto in Libia.
È Joe #Biden a volare a Mosca per trattare, ma è con estrema sorpresa che l'allora vicepresidente dell'amministrazione Obama scopre di essere finito al centro di una guerra di potere nelle stanze del Cremlino. Image
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Vladimir Putin ha infatti "ceduto" la presidenza della Federazione Russa al "delfino" Dmitrij #Medvedev dopo aver raggiunto il limite di mandati consecutivi, riservandosi però la poltrona di primo ministro.
Michael McFaul, consigliere di Obama per la Russia, spiega che Putin,
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col suo consueto modo di fare schietto, colloca la Russia "contro i popoli che si ribellano ai dittatori. Questi non sono affari del mondo esterno", dice. "Loro sono i leader di questi paesi. Dobbiamo rispettare la sovranità". Una frase, l'ultima, che strappa un sorriso amaro
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alla luce delle ultime mosse di Putin in Ucraina.
Ma la vera novità si palesa quando Biden incontra Medvedev.
Qui la musica cambia. Il russo si dice contrario all'idea di un regime change, ma favorevole ad un'azione mirata a salvare vite. La delegazione americana non crede Image
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alle sue orecchie: Medvedev ha appena sconfessato Vladimir Putin.
Per comprendere chi dia le carte in quel periodo a Mosca bisogna attendere solo otto giorni: il 17 marzo 2011 è infatti il giorno in cui si vota sulla risoluzione al Palazzo di Vetro.
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Mark Lyall Grant, ambasciatore del Regno Unito all'Onu, ricorda nitidamente: "Ho presentato la bozza: c'erano la no-fly zone, l'aumento delle sanzioni contro Gheddafi, la condanna delle violenze contro i civili. Ma i russi non erano realmente interessati ai dettagli, che è
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molto insolito, perché i russi sono dei giocatori molto grandi all'ONU. Molto attivi, solitamente in modo negativo, ma molto attivi". Il risultato della votazione è sorprendente: 10 Paesi a favore, 5 astenuti, tra cui la Russia, che però non usa il potere di veto. Image
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Traduzione: l'Occidente può iniziare a bombardare la Libia.
La battaglia all'interno delle istituzioni russe, a quel punto, diventa di dominio pubblico. Vladimir Putin, apparentemente sconfitto, dichiara davanti alle telecamere che l'intervento in Libia "mi ricorda una
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crociata medievale". Medvedev, forte della posizione di potere e dell'accordo con l'Occidente, replica duramente: "In alcun modo è accettabile usare espressioni che incitino ad uno scontro di civiltà, come 'crociate' e così via". Ma il suo senso di sicurezza è destinato a
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svanire quando la posizione degli Stati Uniti e dell'Occidente sulle sorti di Gheddafi si irrigidisce. Barack #Obama dichiara infatti che "la politica americana è che Gheddafi deve andarsene". E Cameron rincara la dose: "È inimmaginabile per la Libia un futuro in cui
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Gheddafi sia ancora al potere. Deve andarsene".
Siamo al G8 del maggio 2011 a Deuville, in Francia, quando Medvedev comprende di aver perso la sua partita. McFaul racconta di un incontro privato, andato in scena in quell'occasione, fra l'allora presidente russo e Barack
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Obama: "Non ricordo di avere mai visto il presidente Medvedev così arrabbiato con il presidente Obama".
Medvedev si sente tradito: e il suo tradimento coincide con le previsioni di Putin, con la sconfessione di una "nuova vantaggiosa relazione" tra la Russia e gli USA. Di Image
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fatto, ha appena perso la possibilità di essere rieletto. Dall'annuncio della nuova candidatura di Vladimir Putin al Cremlino (con Medvedev costretto a fare buon viso a cattivo gioco al suo fianco) e l'uccisione di Mu'ammar Gheddafi trascorre appena un mese. Image
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Non passa troppo tempo prima che un altro alleato di Putin finisca sotto minaccia: si tratta di Bashar al-#Assad. Il suo regime reprime nel sangue ogni forma di protesta, anche quelle pacifiche. Ma agli americani appare chiaro fin da subito che in un Paese, la #Siria, che Image
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ospita l'unica base navale russa al di fuori dei confini dell'ex Unione Sovietica, nessun risultato potrà essere raggiunto senza la mediazione del Cremlino.
Al G20 di Los Cabos, in Messico, Putin si fa attendere dagli altri leader per 45 minuti. Poi inizia a sostenere che
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Al G20 di Los Cabos, in Messico, Putin si fa attendere dagli altri leader per 45 minuti. Poi inizia a sostenere che il suo modello per la Siria è quello della Cecenia. Racconta McFaul: "Disse che in Cecenia c'era una situazione violenta e lui non voleva negoziare una
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transizione tra il regime e l'opposizione. Ciò che fece fu dare più armi al suo uomo in Cecenia e dire lui: 'Uccidi quante persone vuoi'. Questa fu la maniera in cui riportò l'ordine in Cecenia". Image
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A cercare la svolta è David Cameron. In un incontro avvenuto a Downing Street nei giorni delle Olimpiadi di Londra 2012, Putin dice al primo ministro inglese: "Non sono un fan di Assad, non voglio che resti al potere, ma il punto è che sono preoccupato di ciò che accadrebbe
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se lui se ne va. Ci sarà un vuoto e persone peggiori di lui potrebbero riempirlo". È in questa cornice che prende vita la "diplomazia del judo". Cameron viene a sapere che Putin è un grande appassionato dell'arte marziale, così lo invita a vedere con lui il match di un Image
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judoka russo.
Cameron ricorda: "Fu davvero affascinante perché il giudice chiamò il risultato in un modo, e Putin si girò verso di me e disse: 'Penso che abbia torto'. All'improvviso il giudice venne corretto dagli altri giudici e venne fuori che Putin aveva ragione, e che
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di judo ne sapeva di più della persona che stava arbitrando il match". Il judoka russo vince l'incontro. Putin è visibilmente eccitato dalla circostanza. E Cameron stesso lo spinge ad andare a congratularsi con il campione russo: "Più tardi, quella sera, mi telefonò dal suo Image
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aereo per dirmi quanto era stato felice di venire alle Olimpiadi, quanto aveva significato per lui, quanto voleva avere delle relazioni positive".
Ma i buoni propositi vengono messi presto a dura prova. In Siria impazza una guerra civile. Il regime sgancia bombe a grappolo
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sui civili: già più di 60mila persone hanno perso la vita a quel punto. La comunità internazionale non può restare a guardare.
La Casa Bianca invia John Kerry a Mosca per trattare. Putin fa attendere l'inviato americano per tre ore, ma lancia il segnale che gli USA sperano
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di ricevere. Dice: "Lavorate con #Lavrov, è il mio uomo". I presupposti per trattare questa volta sembrano esserci sul serio, ma al momento del dunque, quando gli USA propongono un governo di transizione, Mosca compie un'altra giravolta: Lavrov cambia le carte in tavola, Image
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dichiara che la Russia non avrà nulla a che fare con un regime change. Eppure Cameron ha ancora una carta da giocare: il suo nuovo legame con Putin può tornare utile.
A Sochi ha luogo un batti e ribatti serrato: "Tu pensi che io sia troppo a sostegno di Assad, io penso che
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la tua politica di sostegno all'opposizione significhi che stai sostenendo gli estremisti di Al-Nusra". Cameron replica: "No, la nostra politica è creare un governo provvisorio con cui allearci per poi estromettere Al-Nusra e tutti gli estremisti islamici e i terroristi che
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ci minacciano". E ancora: "Io voglio distruggere Al-Nusra".
Negli occhi di Putin si accende una scintilla: "David, ora stai parlando la mia lingua". E Cameron: "Ok, creeremo un processo politico: tu sarai sulla scena mondiale a dettare ciò che accade".
L'idea è quella di
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tenere una conferenza internazionale a Mosca. E i presupposti sembrano esserci, così come il coinvolgimento di Putin nei confronti di Cameron.
A margine dell'incontro, il presidente russo trascina letteralmente il primo ministro britannico su una jeep, inforca gli occhiali Image
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da sole e si mette alla guida, prendendo una direzione opposta a quella delle rispettive delegazioni. Cameron ricorda: "Ha guidato a rotta di collo verso un elicottero. Saltammo sopra questo elicottero e volammo verso le montagne. Poi atterrammo nei pressi di uno stadio Image
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olimpico. Quando tornai, forse pensavano che fossi stato rapito".
dangelodario.it/2023/01/31/put…
L'articolo integrale, come promesso ieri, prosegue solo per gli iscritti. Non è cattiveria. Credo solo sia giusto riconoscere un "premio" a chi supporta concretamente il mio lavoro.
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Dentro trovate:
- Le parole bisbigliate da Putin a Cameron sotto il quadro di Margaret Thatcher.
- La "linea rossa" fissata da Obama
- La mossa a sorpresa di Barack
- Il contropiede di Putin a S. Pietroburgo
- Le critiche di Holland ad Obama
- E come questa storia conduce
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fino all'odierna guerra in #Ucraina.
steadyhq.com/it/dangelodario
Ps: per un articolo del genere occorre un'intera giornata di lavoro. Sono distrutto. Se volete premiare i miei sforzi e iscrivervi, vi ringrazio qui, fin da ora.
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Qui il thread dedicato alla prima puntata, per chi volesse recuperarlo. Ci ritroviamo domani (se avrò la forza psicofisica!) con la terza e ultima parte del documentario!

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Piccolo refuso al paragrafo 15: non è "tradimento" ma "sentimento". Scusate, segnalo di stanchezza evidenti, come vedete! 😅
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*segnali (in questo caso è il T9). 😆

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Feb 2
1/n
Sono parole molto gravi quelle pronunciate pochi minuti fa da Giuseppe #Conte. Parole che investono quella che l'avvocato preferisce definire "guerra russo-ucraina" anziché "invasione russa dell'#Ucraina".

Dopo aver accusato l'Occidente di non aver perseguito "sforzi
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concreti per un negoziato di pace", dopo aver parlato di "un vicolo cieco che ci consegna ad una guerra nucleare", ad una "escalation militare che ci sta portando ad un passo dal precipizio e ad una deflagrazione nucleare", dopo aver dichiarato che "qui stiamo entrando in
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guerra, e i nostri governanti non ce lo dicono, non rendono l'opinione pubblica edotta", l'avvocato ha tratteggiato un inspiegabile parallelismo tra la situazione in Ucraina e quella in #Afghanistan.
"E in più" - ha detto Conte - "c'è lo scenario dell'Afghanistan, che ci
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Feb 2
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Il detto "quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare" non si adatta perfettamente a Bill #Burns.
Questo signore dalla voce sabbiosa, questo classe 1956 dalla chioma argentea che tutti conoscono come il capo della #CIA, si muove infatti spesso e volentieri prima che Image
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le sirene d'allarme inizino a risuonare nelle cancellerie internazionali. D'altronde raccogliere informazioni riservate, elaborare scenari, anticipare gli eventi, è il suo mestiere.
I precedenti dicono che quando Bill Burns entra in azione il mondo deve aspettarsi un
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cambiamento, ad essere gentili, se non proprio uno sconvolgimento.
È stato così nel novembre 2021, quando Burns si recò in una città fantasma travolta dal Covid - Mosca - per informare Vladimir #Putin che la sua agenzia era a conoscenza dei piani russi in Ucraina. Ed è
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Feb 1
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"Per l'amor di Dio, trova un modo per prenderti cura di te stesso".

Per comprendere la portata della TERZA ed ULTIMA puntata del documentario "#Putin Vs the West" bisogna partire dalla fine. E da questa frase, pronunciata da #BorisJohnson nel corso di una drammatica Image
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telefonata con Volodymyr #Zelensky nei minuti in cui la #Russia dà inizio all'invasione dell'#Ucraina.
È un BoJo evidentemente turbato dai ricordi, quello che svela di aver offerto al presidente ucraino il supporto del Regno Unito per mettersi in salvo. Offerta rifiutata dal
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leader di #Kyiv rimasto, per dirla con le parole di Johnson, "eroicamente dov'era".
Eppure nessuno, nessuno dotato di onestà intellettuale, dopo aver preso visione delle incredibili testimonianze messe insieme dalla BBC potrà accusare l'Occidente di non aver tentato tutto il
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Jan 30
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Dopo aver visionato in anteprima "#Putin Vs the West", in onda questa sera sulla BBC, posso dire che l'anticipazione sulla telefonata intercorsa fra #BorisJohnson e Vladimir Putin è solo una - e nemmeno la più fragorosa - delle bombe giornalistiche di cui oggi i cittadini del
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Regno Unito potranno godere in prima serata.
Il documentario è di fatto una ricostruzione storica attraverso il metodo del "dietro le quinte", un susseguirsi di retroscena raccontati dai protagonisti che mette sotto la lente di ingrandimento gli avvenimenti e le negoziazioni
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che hanno condotto fino all'odierna situazione tra #Russia e #Ucraina.
La prima delle tre puntate della serie prende le mosse dall'#Euromaidan e arriva fino alla firma degli accordi di #Minsk, ma per rendere chiaro quanto la cronaca sia strettamente collegata alla storia di
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Alle 21 di Londra, le 20 italiane, la BBC manderà in onda "#Putin Vs the West", documentario straordinario dedicato a Vladimir Putin e alle sue relazioni con il leader internazionali. Ma un'anticipazione dedicata alla telefonata intercorsa fra il leader del Cremlino e Boris
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Johnson sta già facendo discutere.
I fatti: l'ex primo ministro del Regno Unito ha dichiarato di aver ricevuto - prima dell'invasione - una minaccia da parte del presidente russo.
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febbraio 2022.
In risposta all'avviso di Johnson, secondo cui la guerra sarebbe stata per la #Russia una "catastrofe totale", Vladimir Putin rispose che "gli sarebbe bastato un minuto".
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Mai un comandante militare del suo livello si era spinto ad azzardare uno scontro tanto ravvicinato tra Stati Uniti e Cina, indicando nel 2025
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