Thread by @JohannesBuckler

Ieri abbiamo parlato della Bossi-Fini. Sbagliata e inapplicabile. E abbiamo accennato al reato di clandestinità. Un reato “dannoso e inutile”. Non solo non contrasta l’immigrazione illegale (con la minaccia ridicola di un’ammenda), ma ingolfa i tribunali e ostacola le indagini.

Quando nel 2014, approvando emendamento M5S, si pensò di depenalizzare il reato ci fu una sollevazione popolare
(grazie a politici, che non hanno a cuore la soluzione dei problemi perché nei problemi ci sguazzano e guai a chi tenta di risolverli che poi noi che ci stiamo a fare)

E così non se ne fece niente. Per opportunità politica, per il problema della percezione, malgrado i costi enormi per lo Stato e i ridicoli risultati.
Malgrado tutti gli addetti ai lavori ne chiedessero l’abolizione.
Vediamo cosa è questo inutile reato di clandestinità.

Cominciamo dalla sua introduzione. Furono Maroni (Interno) ed Alfano (Giustizia) ad ideare questo illecito. Nel 2008 il Parlamento europeo aveva adottato la "Direttiva rimpatri”. Non starò a spiegarvi il testo. Diceva in pratica come espellere gli stranieri in modo decoroso.

Il governo di allora ritenne che fosse preferibile salvaguardare i confini nazionali con il sistema delle espulsioni coatte. E decise di “inventare” il reato di ingresso e soggiorno illegale per aggirare la direttiva rimpatri.
"Vi abbiamo fregato" pensarono.

E cominciarono i guai. Vediamo perchè. Una persona arriva illegalmente sul nostro territorio. Scatta l’iscrizione nel registro degli indagati. E subito scattano le garanzie. Per esempio l’avvocato d’ufficio pagato dallo Stato (l’unico avvocato possibile per chi non ha soldi)

La persona arrivata clandestinamente sicuramente non conosce la lingua italiana. Quindi bisogna trovare interpreti (pagati dallo Stato) per la traduzione di tutti gli atti. Che accade durante gli anni che di solito ci vogliono per arrivare a sentenza definitiva?

Visto che nessuno può essere messo in carcere nemmeno in via temporanea con l’arresto, le persone spariscono.
Tenete conto che la persona deve sostenere tutti e tre i gradi di giudizio fino alla Cassazione. E alla fine succede che non si trova mai il clandestino.

Non è finita. Il clandestino (che non si trova) viene condannato in via definitiva. Bene. Deve pagare un’ammenda dai 5 ai 10mila euro. Che naturalmente non paga mai, anche se si presenta, perché non ha né soldi né beni da sequestrare. Ma c'è di peggio.

Con il reato di clandestinità le persone sono trattate da indagati. Volete sapere da loro chi sono i trafficanti? Non potete. Lo potreste fare se li trattaste da testimoni (dove vige l’obbligo di rispondere e di dire la verità). Da indagati possono stare zitti. Art. 64 c.p.p

Psssss vi dirò una cosa, ma tenetevela per voi. Nella realtà non viene aperto un fascicolo automaticamente. Fortunatamente i magistrati hanno adottato una piccola contromisura. Grazie a ad alcune “interpretazioni giurisprudenziali”

Quando il migrante arriva sulle nostre coste attraverso una nave militare o un’imbarcazione delle forze di polizia, cioè quando il naufrago è stato salvato in alto mare, il processo in genere non viene fatto scattare.

Se invece qualcuno tocca terra autonomamente con la sua imbarcazione allora, in questo caso, l’ “interpretazione giurisprudenziale” ritiene che si sia di fronte a un tipico reato di immigrazione clandestina, con tutto il grottesco balletto di cui abbiamo parlato sopra.

Ricapitolando. Sul piano tecnico non esiste una sola ragione per conservare il reato introdotto dal governo Berlusconi nel 2009. Nessuno. I clandestini non vengono espulsi, lo Stato non incassa un centesimo, malgrado l’ammenda, anzi ci rimette le spese di giustizia sostenute.

Non vi ho detto tutto. Parallelamente alla denuncia per il reato di clandestinità di norma deve essere obbligatoriamente espulso in via amministrativa dal prefetto. Insomma due procedimenti paralleli. E vince chi arriva primo? Sì. Forse. Però... Dipende.
Basta. Mi gira la testa.