#MdT 20/01/1978 – Firenze. Ore 12. Una donna suona il campanello dell’alloggio di servizio adiacente al carcere delle Murate. Si fa aprire la porta e fa entrare altri due giovani, che cominciano a segare le sbarre di una finestra che si affaccia sul cortile interno del carcere.
Nel carcere due detenuti Bandelli e Franco Jannotta stanno finendo di segare le barre di una finestra della cella in cui sono rinchiusi. Il piano del commando è evidente: aprire una via di fuga ai due detenuti attraverso l’appartamento, dopo aver divelto le sbarre della finestra. 
#MdT 20/01/1978 – Firenze. Ore 12. Centrale operativa Questura. Segnalato furgone Fiat 9850 rubato il 18/01 in via delle Casine con giovani a bordo. Inviate sul posto Volanti 1-2-S. Via delle Casine, vicino al carcere delle Murate.
A bordo della volante 2 ci sono tre agenti. Uno di questi si chiama Fausto Dionisi. Fausto ha 27 anni, sposato con Mariella. Hanno una bimba di due anni, Jessica. Fausto è un padre delizioso, attaccatissimo alla sua bimba.
La volante è davanti al carcere e vedono il furgone Fiat 9850 rubato. Fausto scende e si avvicina per un controllo. Nel furgone ci sono due terroristi armati di mitra e rivoltella. Improvvisamente aprono il fuoco. Fausto Dionisi, colpito in pieno petto, si accascia al suolo.
Fausto Dionisi viene portato in ospedale. Morirà poche ore dopo gettando nella disperazione la moglie Mariella.
L’11 giugno del 1980 la Digos arrestò una decina di attivisti di Prima Linea. Sette facevano parte del commando che aveva tentato la liberazione di tre “compagni” detenuti nel carcere delle Murate, altri non furono mai presi. Tra questi Franco Coda, colui che aveva ucciso Fausto
#MdT 02/02/1985 –Gli imputati si sono incontrati con il sindaco di Firenze Lando Conti per un un appello alla riconciliazione. E lui “la società civile non può chiudersi di fronte a una possibilità di dialogo né restare indifferente di fronte a un fenomeno come la dissociazione”
Come andò a finire l’appello alla riconciliazione del sindaco di Firenze Lando Conti? Il 10 febbraio 1986, nella zona di Ponte alla Badia, 17 colpi di pistola posero fine alla sua vita. A ucciderlo sempre loro, le Brigate Rosse.
E i 10 terroristi arrestati? Tra quei 10 nomi c’era anche il mandante del blitz: condannato a 30 anni, in appello si vide ridotta la pena a 25 anni, di cui scontati solo 12.
Diventerà segretario della Presidenza della Camera nella XV legislatura
Diventerà segretario della Presidenza della Camera nella XV legislatura
Per gli altri stessa sorte. La condanna 30 anni di reclusione ridotti a 25 in appello scontati solo 12. Nonostante il parere contrario della famiglia, il tribunale cancellò le pene accessorie, consentendone l'eleggibilità a cariche pubbliche. Per loro una seconda possibilità
Solo le vittime, e con loro le rispettive mogli e figli. Figli che spesso, come nel caso di Fausto, tanto piccoli da non aver conosciuto nemmeno il loro papà.
Per loro niente seconda opportunità. E spesso, come in questo caso, nemmeno un briciolo di giustizia.
Per loro niente seconda opportunità. E spesso, come in questo caso, nemmeno un briciolo di giustizia.
